Bomba immigrazione, si può fermare?

La premier Giorgia Meloni si è dichiarata soddisfatta di quanto ha ottenuto al vertice europeo. A parte che è dovere informarci ed esprimerci, tranquilli proprio non possiamo stare. Dall’insediamento del nuovo governo di destra gli sbarchi sono triplicati. Barconi anche da mille persone e comunque ogni giorno centinaia di clandestini. E il governo ha chiarito, ai media e ai partner europei, che sono in arrivo almeno un milione di migranti dalla sola Tunisia. In giro si sente solo parlare di voto ingannevole, di delusione, di rabbia, di astio. Tutti uguali, dice la gente. Anche fosse vero, ribatto, così si passa solo dalla parte del torto. Poi non ci lamentiamo.

La realtà sono gli sbarchi, le condizioni impietose delle nostre città, l’insicurezza, i problemi logistici, sanitari, l’economia. L’Agenzia delle entrate e gli “esattori”, come li definiscono, stanno rovesciando nelle tasche di quelli che le tasse le pagano, vere e proprie “estorsioni”. Cioè, tasse impossibili da contestare e comprendere. Se chiedi in giro perché, lei che ne pensa, rispondono “devono fare cassa”. A tutti i costi? “Chi paga tutto?”. L’opinione diffusa è che gli “stranieri” che sono presenti sul territorio non servono a niente. “Sono solo parassiti che pretendono tutto, ogni bonus, ogni sostentamento, perfino i pannolini femminili e quelli dei bimbi che sfornano peggio delle borseggiatrici”. A faccia tosta e mano tesa? “E che non li vedi? Dai. Ah non mi dai?”. Se ci mettessimo a raccontare l’umore popolare o esplode la bomba Italia o si attivano i vulcani italiani.

Perché siamo arrivati a questo punto? Inciviltà, ignoranza, tante cose e una guerra. Qui non ancora con le armi, ma mirata al made in Italy, bene urticante, al genio italico e a tutto ciò che di ineguagliabile c’è nel nostro Paese. Per invidia soprattutto e per speculazioni di cui – ripeto – ci sarebbe da dire per giorni. “Tutti sono responsabili”. Così pensa l’uomo della strada: il lavoratore, l’impiegato, la massaia, ma con i manager e i professionisti non va meglio: “Loro, le loro tasche, le loro famiglie e i loro compari non rischiano niente. E il potere rimasto nelle nostre mani è esiguo”. Ma questo disfattismo a chi giova? Sapere cosa replica la classe dirigente? “Non votano, benissimo, faremo a meno del consenso popolare”. Non è forse così?

Come siamo arrivati a questo sarebbe lungo da raccontare. Ci sono ragioni, fatti, passaggi, ma è così. Ci sono anche le responsabilità dei Paesi stranieri, le guerre che ribollono, le minacce: insomma, inutile dilungarsi. Il problema è che fare. Oltretutto, avvertono tanti, molti clandestini sono pericolosissimi sul piano della sicurezza e se all’inizio di badanti, di operai, di manodopera ne abbiamo avuto bisogno, con il reddito di cittadinanza, la politica dei bonus, il Pnrr sono quasi tutti d’accordo che non c’è speranza di cavare l’impegno dalle rape. Gli stranieri sono un gigantesco, inutile, problema. I clandestini sono una soluzione impossibile. I profughi, dati i 58 conflitti in atto e le calamità come il terremoto Siria-Turchia, sono oggettivamente una realtà insostenibile. Tuttavia, l’accoglienza che implora la Chiesa va salvaguardata, è un valore importante da non dismettere come principio, altrimenti finiremmo in quello che altrove è precipitato in feroci ingiustizie. Cioè non dobbiamo diventare spietati, ma giusti e seri.

Come? Non dobbiamo limitarci all’odio verso la nostra classe politica. Governi, leader, capi partito, singoli onorevoli, presidenti di commissioni, cariche istituzionali, tutti vanno ascoltati, capiti e commentati con serietà e responsabilità. Il che non esclude l’indignazione e la stizza di un popolo sul punto di rottura. Spetta al cittadino elettore stigmatizzare e denunciare laddove è necessario. La sedizione, invece, è tipica delle rivolte e noi prima di questi tempi così divisivi e inquietanti non eravamo soggetti al rischio delle istigazioni tali da poter far precipitare gli equilibri. Suvvia, siamo onesti, avevamo una classe dirigente anche di cui andare fieri. I padri della Patria, i Berlinguer, solo per fare due citazioni. Eravamo, ve lo ricordate, uno splendido Paese, coi problemi dei Paesi, ma noi eravamo la dolce vita, l’amicizia, l’armonia, le famiglie unite, il buon umore, il salotto e il cenacolo del mondo, l’economia vincente, la terza potenza mondiale. Non una gogna di maldicenti prossimi al default. Guardate solo le strade, i bordi dei boschi, le città. Chi fa questo? Possibile che di tante telecamere su ogni tratto stradale per multarci per infrazione al codice, non siano state piazzate telecamere per capire chi e come è possibile ridurre la natura una discarica. Io sostengo che non è solo inciviltà diffusa, ma volontà di sfregio, rabbia verso quel benessere, quel patrimonio che dalla nascita che ci rende italiani. L’intenzione è impossessarsi dell’Italia, coste, terre, arte, immobili, casse dello Stato, tutto, perché tanti stranieri pure oggi ai livelli bassi sono convinti che noi non siamo capaci di gestire una nazione.

Che fare? Una guerra civile? “Prontissimi. Siamo armati fino ai denti e tra noi sparano anche donne e ragazzini”. Cosa allora? Giorgia Meloni sorride, scherza, non appare affatto intimidita. Fa sapere che ha ricucito con il presidente francese Emmanuel Macron, sotto assedio pesante nelle rivolte parigine. E al termine del recente vertice europeo si è presentata alla conferenza stampa quasi trionfante. “Un cambio di passo”, come dire “ho vinto”. L’Italia non sarà lasciata sola: fermi, blocchi, redistribuzioni, ognuno si farà carico del peso di questo fenomeno apocalittico. Si parla non più di “clandestini”, ma di “migrazioni”. Cioè i migranti. Dove si aggancia la rete delle scatole cinesi di sussidi, di fondi, di privilegi, di gettiti che stanno straziando il Paese, l’economia e i cittadini? Giorgia Meloni vuole a tutti i costi farcela, allora bisogna fargli vedere che la realtà va da un’altra parte. Un flusso impressionante di uomini, donne, giovani, madri con neonati, solo gli anziani ancora resistono, si sta per mettere in movimento. “Vogliono occupare l’Europa. Li dobbiamo fermare, non incentivare”. Ricordate gli articoli di Oriana Fallaci? Quei moniti di una giornalista speciale che aveva attraversato il mondo, le sue incitazioni a imbracciare l’amor patrio e l’orgoglio? Se sapesse che siamo passati a offrire l’Europa ai migranti, promettendo soldi alla Tunisia, e domani chissà a quanti altri, impazzirebbe. L’ex ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha già dato fondi ai Paesi chiave, ma non è coi soldi in mano, non con gli annunci a pioggia che si fermano le ruberie e le invasioni.

Come? Una sola via. Basta dire, come sarebbe normale, che chi arriva illegalmente sarà subito arrestato, i minori tolti ai genitori, poi si vedranno i rimpatri con consegna alle galere di provenienza, esaminando i pochi rari casi di veri rifugiati, eccetera eccetera. Severamente, come istituzioni estere, tanti responsabili dei Paesi interessati hanno da tempo avvertito, loro che conoscono bene la situazione di chi scappa. Lo dico con totale convinzione, perché ho avuto modo di avere da un giovane albanese una sorta di chiarimento. Mi ha spiegato il suo arrivo in Italia. Le condizioni del tutto diverse, la collaborazione, il bene che abbiamo fatto a lui, alla sua famiglia e lui a noi. È un giovane di talento. Il quale dice: “Sono delinquenti recidivi e irrecuperabili”. Affranto dal vedere che qui si ripropone ciò da cui si era messo in salvo. E dice anche che è necessario che gli stranieri paghino tasse speciali, non in meno o per niente, in più, paghino tutto, perché questa è la condizione per qualificarsi, avere un lavoro buono e fare strada. Paga le tasse chi è ricco e non si lamenta se vive bene, in necessità e gli agi necessari. Stessa cosa che mi hanno spiegato altri stranieri a Firenze, città pulitissima, funzionante e all’altezza della sua fama. Nessuno deve dormire in strada. Invece ci sono grandi città, città d’arte, ridotte ad accampamenti di senzatetto, fino ai Rom di cui – dopo cinquant’anni e troppi secoli – va risolta l’esistenza. Tutti siamo persone e tutti abbiamo mani, piedi, testa, cuore, cervello. Tutti hanno il dono del talento. A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche il poco che ha, questa è la giustizia.

Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 12:57