Nessun dietrofront, figuriamoci. Era nell’aria, e il gran rifiuto francese diventa ufficiale con la conferma anche da parte della Cassazione d’Oltralpe: no all’estradizione per i 10 terroristi italiani coinvolti nell’operazione di due anni fa denominata “Ombre rosse”. La Corte suprema transalpina ha così confermato il rifiuto della Francia all’estradizione di Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi nel 1972, Marina Petrella, Roberta Cappelli, Raffaele Ventura, Luigi Bergamin, Narciso Manenti, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio ed Enzo Calvitti.

Emmanuel Macron aveva annunciato la disponibilità di Parigi a completare l’estrazione, ma i giudici della Corte d’Appello di Parigi, lo scorso 29 giugno, hanno stabilito che i dieci criminali rossi non sarebbero stati consegnati all’Italia “nel rispetto del diritto alla vita privata e familiare e del diritto a un processo equo”. Nonostante ciò, anche per le promesse fatte all’allora primo ministro Mario Draghi, Macron ha ribadito la volontà di vedere gli arrestati “processati sul suolo italiano” in quanto “coinvolti in crimini di sangue”. A riaprire il caso ci ha pensato il Procuratore generale francese con il ricorso sopra citato.

LE MOTIVAZIONI La Corte di Cassazione, come riporta l’AdnKronos, “rigetta i ricorsi presentati dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo sufficienti le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità. Quindi il parere è sfavorevole alle domande di estradizioni” nei confronti dei dieci ex terroristi italiani. Gli italiani, ricorda la Corte di Cassazione, sono stati giudicati colpevoli, tra il 1983 e il 1995, dalla giustizia italiana, di attentati terroristici, eversione dell’ordine democratico e omicidio aggravato, commessi in Italia, tra il 1972 e il 1982, durante gli “anni di piombo”. Di queste dieci persone che vivono in Francia, le autorità italiane hanno chiesto la loro estradizione nel 2020 per poter scontare la pena in Italia.

La Corte d’Appello, nel 2022, ricorda la Corte di Cassazione, “si è pronunciata sfavorevolmente su tali richieste di estradizione, ritenendo che diversi ricorrenti sono stati giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, la legge italiana non offrendo questa garanzia; la quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”.

LA SCHEDA Ecco i 10 ex terroristi rossi per i quali l’Italia chiedeva l’estradizione, negata ormai in modo definitivo dalla Francia.

GIORGIO PIETROSTEFANI, tra i fondatori di Lotta Continua, è stato condannato in via definitiva come mandante dell’omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi. Fuggì in Francia alla vigilia del verdetto e si è sempre professato innocente. Da tempo malato per le conseguenze di un trapianto, è spesso in ospedale e le sue condizioni di salute non gli hanno consentito di essere presente alle udienze che lo riguardavano.

ROBERTA CAPPELLI, impegnata in Francia come insegnante di sostegno per i bambini disabili, ha 67 anni ed è un ex Br. In Italia è stata condannata all’ergastolo per gli omicidi del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato e del vicequestore Sebastiano Vinci.

MARINA PETRELLA, ha anche lei un passato brigatista e una condanna per l’omicidio del generale Galvaligi, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso e dell’assessore regionale della Democrazia cristiana Ciro Cirillo. Ha 68 anni e lavora in Francia per un’associazione che si occupa di problemi legati agli anziani. Ha due figlie e nel 2008 l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy fermò la sua estradizione in Italia per “ragioni umanitarie”: in quel periodo era ricoverata in gravi condizioni fisiche.

ENZO CALVITTI, psicoterapeuta in pensione, ha 68 anni. Anche lui ha militato nelle Br. In Italia è stato condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata.

NARCISO MANENTI, Arredatore e gestore di una società di comunicazione, ha 65 anni. È sposato dal 1985 con una francese dalla quale ha avuto 3 figli ed è oggi nonno. Ex membro dei ‘Nuclei armati per il contropotere territoriale’, fu condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico doveva aveva fatto irruzione per sequestrare un medico che lavorava presso il carcere di Bergamo.

MAURIZIO DI MARZIO, il suo nome è legato all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981. E, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell’Epifania del 1982. Ha 61 anni ed è a Parigi da molti anni; ha gestito un noto ristorante, il “Baraonda”.

GIOVANNI ALIMONTI, come Di Marzio è stato condannato per il tentato sequestro di Simone e come lui faceva parte della colonna romana delle Brigate Rosse. Ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi e ha fatto anche il traduttore. Padre di due figlie e nonno, ha 67 anni.

SERGIO TORNAGHI, è stato militante della colonna milanese Walter Alasia e su di lui pesa una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della “Ercole Marelli”. Ha 65 anni.

RAFFAELE VENTURA, ex delle Formazioni Comuniste Combattenti, è stato condannato a 20 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. Ha 72 anni.

LUIGI BERGAMIN, 73 anni, ex militante dei Pac, a suo carico ha una condanna a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di Polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.

IL MINISTRO NORDIO – “Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l’estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo. L’Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste”. Lo dichiara il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

LA LEGA – La sentenza della Corte di Cassazione ha scatenato polemiche. Netta la presa di posizione della Lega in una nota: “Sconcertante decisione della Cassazione francese. Respingono i bambini immigrati alle frontiere ma coccolano gli assassini brigatisti”.

MARIO CALABRESI – “Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che ‘i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare’. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”. Così il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972, commenta la Cassazione francese che ha confermato il rifiuto all’estradizione dei dieci ex Br.

Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 17:21