La crisi delle democrazie

Winston Churchill affermò: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. È ancora attuale la superiorità dei sistemi democratici rispetto agli altri regimi? Resto fermamente convinto che i sistemi liberali e democratici siano sempre quelli che garantiscono la migliore convivenza civile! Tuttavia, non possiamo negare che le democrazie del mondo occidentale stiano attraversando la più grave crisi della loro storia. Nelle democrazie mature le competizioni elettorali tra le diverse visioni della società erano feroci e i contendenti non si risparmiavano colpi bassi, ma quando si chiudevano le urne chi risultava sconfitto “democraticamente” riconosceva la vittoria dell’avversario e si preparava ad “attraversare il deserto” per la durata della legislatura e si preparava per la rivincita alle prossime elezioni politiche, facendo in Parlamento e, a volte nelle piazze, l’opposizione. Nel mondo anglosassone si confrontavano due partiti: i tories e i laburisti. I conservatori e i socialdemocratici, gli stessi prospettavano agli elettori due modelli di società diversi.

Per i conservatori l’obiettivo ideale del bene comune si poteva raggiungere attraverso una maggiore libertà economica per le imprese, la riduzione della pressione fiscale e meno garanzie e tutele da parte dello Stato. Meno Stato e più mercato. Per i socialdemocratici, al contrario, il bene comune poteva essere perseguito attraverso il cosiddetto Welfare State ma alla conseguente maggiore spesa pubblica doveva necessariamente corrispondere l’aumento della imposizione fiscale. Più Stato e meno mercato. I competitor alle elezioni si legittimavano reciprocamente riconoscendo al vincitore il diritto dovere di governare. Negli ultimi anni è venuto a mancare uno dei principi cardine della convivenza civile: il riconoscimento al vincitore del diritto di attuare il programma di governo sottoposto alla volontà dell’elettorato passivo. In Italia, la crisi della democrazia comincia con la vittoria alle elezioni politiche del 1994 di un imprenditore, Silvio Berlusconi, che riuscì, da neofita della politica, a sbaragliare la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, dato per vincente.

Di fatto, la sinistra non seppe accettare la sconfitta e piuttosto che prepararsi per le prossime elezioni politiche si attivò, con la complicità dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, a scalzare dal governo il legittimo vincitore delle elezioni politiche. Lo stesso presidente americano Donald Trump fu ostacolato dal Deep State democratico negli Stati Uniti. Ancora più grave il comportamento di Donald Trump, il quale non ha mai riconosciuto la vittoria di Joe Biden, creando una frattura nella società americana ancora non ricomposta. Lo stesso primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, risultato vincitore alle recenti Politiche in Israele, sta incontrando grandi difficoltà nell’unico Paese democratico del Medio Oriente perché vuole riformare la giustizia, a maggioranza, nella Knesset. La stessa presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, fortemente voluta dagli elettori alle Politiche, deve lottare perché gli venga riconosciuto il diritto dovere di governare il Paese. La democrazia ritornerà a essere il migliore dei regimi quando ci sarà il pieno riconoscimento dell’avversario politico e non il nemico da abbattere con ogni mezzo!

Aggiornato il 29 marzo 2023 alle ore 09:50