Ritorno di fiamma tra Berlusconi e Renzi?

lunedì 22 maggio 2023


La “lista elettorale” che si era formata alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 tra Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi è ormai giunta alle battute finali. L’aggregazione delle due sigle era stata formata per evitare il rischio di non superare la soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale per le Politiche. L’accordo era funzionale a eleggere deputati e senatori in Parlamento. Italia viva, del senatore di Rignano sull’Arno, con l’arrivo dei transfughi provenienti anche da Azione ha raggiunto i numeri necessari per formare un gruppo autonomo sia alla Camera dei deputati che al Senato della Repubblica. Gruppo che permetterà al partito di Renzi di partecipare al riparto dei 53 milioni di euro (22 milioni al Senato e 31 milioni alla Camera) previsti come contributi per il sostegno dei gruppi parlamentari. I soldi contano e molto nella gestione dei partiti politici! Un po’ di perfidia mi fa pensare che i numeri, raggiunti per il gruppo autonomo, erano l’obiettivo che Renzi si era prefissato prima della rottura definitiva con Carlo Calenda.

Il pariolino di Azione, invece, potrà contare, se come pare si divideranno, su un gruppo autonomo alla Camera mentre al Senato dovrà far confluire i quattro senatori rimasti al Gruppo misto. Siamo stati facili profeti quando avevamo previsto che la “lista elettorale” (altro che Terzo polo) tra Renzi e Calenda avrebbe avuto vita breve. Non potevano convivere una meteora della politica come Calenda, che si era dato una postura da statista, con un navigato politico ex democristiano come Matteo Renzi che si sente uno statista. Gli è toccata la stessa fine di quanti (ex democristiani), negli anni, hanno fatto reiterati tentativi di creare un partito di centro con l’ambizione di raggiungere una forza elettorale in grado di diventare l’ago della bilancia per la formazione di una maggioranza di governo. Tutti i tentativi sono risultati fallimentari. In alcuni casi sono stati partitini che hanno consentito ai promotori di conquistare uno scranno in Parlamento quando si sono apparentati con una coalizione. Venivano definiti “cespugli”. La loro speranza, risultata vana, era quella di attingere al bacino elettorale di Forza Italia. Erano convinti che Silvio Berlusconi e il partito da lui fondato non avrebbero retto alla aggressione mediatico-giudiziaria subita dal leone di Arcore.

Ora, per i due leader in aperta competizione, si apre una partita che li costringerà a scegliere con chi dovranno allearsi prima delle elezioni europee. Molti centristi che hanno scelto di andare con Calenda sono insofferenti all’ipotesi di una eventuale alleanza con il Partito democratico di Elly Schlein, considerata troppo massimalista, ed è probabile che si verifichino altri passaggi di casacca. Renzi sta annusando l’aria che tira. In Parlamento Italia viva sta da un po’ di tempo edulcorando la sua opposizione all’esecutivo di centrodestra. Sulle riforme costituzionali si è reso disponibile a supportare il cosiddetto premierato forte (il sindaco d’Italia) fortemente contrastato dal resto della opposizione. E se fosse in atto un ritorno di fiamma con Berlusconi?


di Antonio Giuseppe Di Natale