Ritornare al passato per guardare al futuro

giovedì 25 maggio 2023


Un modesto consiglio non richiesto al presidente Silvio Berlusconi. Da questo quotidiano non ci siamo risparmiati nel valutare il ruolo indispensabile da playmaker della politica italiana degli ultimi trent’anni del fondatore di Forza Italia e del centrodestra di governo. La breve pausa che il leone di Arcore, suo malgrado, si è dovuto prendere, solo fisicamente, dall’attività politica a causa del suoi problemi di salute, si è fortunatamente conclusa. Se, come pare, ha continuato a lavorare durante il periodo della degenza all’ospedale San Raffaele di Milano figuriamoci adesso che sta affrontando la convalescenza post malattia. Il leader degli azzurri si è subito messo al lavoro per riorganizzare il suo partito. L’idea di Silvio Berlusconi di trasformare Forza Italia da un’organizzazione essenzialmente virtuale in un partito radicato nel territorio si è rivelata vincente. Il Cavaliere ha capito che è arrivato il tempo di coinvolgere i potenziali elettori di un centro liberale che hanno disertato le urne con l’obiettivo di formare una nuova classe dirigente partendo dal basso. Le scuole di partito sono lo strumento utile a insegnare come funziona il sistema politico in generale ma rappresentano anche la trincea dell’amministrazione pubblica, per far crescere nuove leve da proiettare in incarichi più importanti dopo aver fatto esperienza di militanza e di amministrazione della cosa pubblica. La passione politica e la militanza attiva, da parte dei giovani, maturava nelle sezioni di partito dove le candidature, anche ai consigli comunali dei paesini era il risultato di un impegno politico costante. La candidatura si conquistava sul campo per meriti e per impegno politico compreso il volantinaggio e l’affissione dei manifesti elettorali.

La presenza fisica sul territorio e l’ascolto delle esigenze delle comunità locali era il veicolo per la fidelizzazione dei simpatizzanti. Quando il presidente Silvio Berlusconi ebbe a prendere la decisione di “scendere in campo” nel lontano 1994, per contrastare la “gioiosa macchina da guerra” dei post comunisti (post?) guidati da Achille Occhetto, fondando il primo partito liberale di massa ebbe uno straordinario successo lo strumento autogestito della costituzione, per semplice scrittura privata, dei circoli di Forza Italia. La neonata formazione politica si era dotata di un facsimile di atto costitutivo e di statuto del circolo politico. Non so quanti furono in tutta Italia i circoli che si costituirono, ma sono certo che gli stessi furono la fucina di molti dei candidati alle elezioni politiche e delle successive Amministrative. È oggettivamente difficile oggi per qualsiasi partito politico non strutturato come quelli della Prima repubblica, che godevano del finanziamento pubblico dei partiti, che si possa permettere economicamente di sostenere sezioni fisiche su tutto il territorio nazionale. Potrebbe essere riproposta l’idea iniziale di coinvolgere la spontanea e autofinanziata adesione al partito con l’apertura di circoli coinvolgendo gli studi professionali o le associazioni di categoria che guardano con simpatia a Forza Italia. Guardare a un passato di successo per proiettare il partito nel futuro.


di Antonio Giuseppe Di Natale