Meditazione trascendentale contro le interferenze europee

Invidio la pazienza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e dei ministri che sono in prima linea sui temi principali delle riforme funzionali all’attuazione del Pnrr. Devono aver fatto un corso di meditazione trascendentale per sopportare lo stress continuo al quale sono sottoposti dai maestrini dell’esecutivo pro tempore dell’Unione europea e dalla Bce. Dopo la pausa del governo tecnico eterodiretto da Bruxelles, gli stessi orfani dei viceré che prendevano ordini, sono ritornati prepotentemente a interferire con le politiche del governo italiano. L’obiettivo è chiaramente quello di cercare di screditare l’operato dell’esecutivo italiano in vista delle elezioni europee che potrebbero radicalmente modificare i rapporti di forza nel governo delle istituzioni europee. L’attuale nomenklatura si considera una monarchia che deve governare l’Europa per diritto divino. Si arrogano il diritto di ammonire l’Italia su quello che si deve o non si deve fare. Chi gli ha conferito l’incarico di impartire lezioni? Tutto questo è stato reso possibile dalla cronica debolezza della politica italiana che si è accentuata dopo l’entrata in vigore del trattato di Maastricht e dell’ingresso dell’Italia nel sistema della moneta unica.

L’entrata nell’euro dell’Italia è stata fortemente voluta dalla Confindustria tedesca e del presidente del Consiglio di allora Romano Prodi per motivi diversi, la prima per ragioni economiche il secondo per motivi politici. L’industria tedesca temeva una Italia fuori dall’euro perché aveva paura della concorrenza diretta sui mercati internazionali della nostra industria manifatturiera. Una moneta debole avrebbe avvantaggiato le nostre imprese nelle esportazioni in danno dei nostri diretti competitor tedeschi. L’autonomia monetaria, quando la nostra lira era la moneta di conto e la Banca d’Italia creditrice di ultima istanza, avrebbe reso meno vulnerabile il nostro debito sovrano. Dal 1986 al 1991 l’Italia ha goduto di un rating AAA ovvero il massimo voto sull’affidabilità dei nostri titoli pubblici.

Tra il 1991 e il 1993 il voto sul nostro debito era di AA+ un solo gradino sotto il massimo del rating. L’Italia dopo l’entrata nell’euro è stata continuamente declassata fino ad oggi che subiamo un rating di BBB. Continuo a pensare che aveva ragione il compianto professor Antonio Martino, che da grande economista di scuola monetarista, era contrario all’entrata dell’Italia nella moneta unica alle condizioni imposte dai vincoli voluti dalla Bundesbank e dalle regole della Bce che sposava la filosofia e gli interessi della Germania attraverso il controllo feroce della massa monetaria in circolazione. Non è un caso che la perdita di affidabilità del nostro debito sovrano sia coincisa con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht, nella forzata entrata nell’euro e con la perdita della sovranità monetaria.

Il mantra “ce lo chiede l’Europa” è sempre stato funzionale alla deresponsabilizzazione degli esecutivi italiani che si sono succeduti a partire dal 1° gennaio 1993 (entrata in vigore del trattato). Fatta salva la breve parentesi del primo governo Berlusconi inviso alla nomenklatura europea, nessun governo di centrodestra, della cosiddetta seconda Repubblica, ha potuto attuare politiche economiche e fiscali fuori dai vincoli assurdi codificati con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992. La Commissione europea e i commissari, ormai a fine mandato, hanno impartito al governo politico italiano disposizioni che confliggono con il mandato ricevuto dagli elettori. Ci hanno intimato che la riforma fiscale deve preservare la progressività (no alla Flat tax), la revisione dei parametri di valutazione catastale degli immobili (più tassazione sulle proprietà immobiliari), riduzione del carico fiscale sul reddito del lavoro dipendente (esclusione della riduzione della pressione tributaria sul lavoro autonomo e sulle imprese in quanto potenziali evasori).

Praticamente inserendo anche una patrimoniale ci hanno intimato di attuare il programma politico della sinistra italiana. Inoltre, ci hanno consigliato una serie di ovvietà (tra l’altro, già attuate dal ministro Giorgetti) quali: prudenza nella gestione delle finanze pubbliche. Occorre ridurre la spesa corrente, rendere più efficiente la Pubblica amministrazione, ridurre il consumo di energia prodotta da fonti fossili e il mantenimento di almeno 1,3 per cento di avanzo primario, spingere sull’attuazione del Pnrr e ratificare il Mes. Le elezioni europee del 2024 sono vicine, pazientare, pazientare e ancora pazientare!

Aggiornato il 26 maggio 2023 alle ore 10:16