Lettera di un liberale… pragmatico

venerdì 26 maggio 2023


Caro concittadino,

ti raggiungo con una mia riflessione su quanto avvenuto negli ultimi cinque anni di amministrazione di centrodestra e quanto ancora si potrebbe costruire. Qui. A Terni. La nostra città. Un fatto in sé non è mai buono o negativo in termini assoluti, ma deve essere proiettato in una dimensione comparativa. Alla domanda “è migliore o peggiore?” si deve porre il contro quesito “rispetto a cosa?”. È un concetto ovvio, tautologico direi. Eppure, per quanto banale sia tale premessa, vale la pena scomodare perfino Monsieur de Lapalisse per meglio capire cosa ha significato l’ultimo quinquennio amministrativo per Terni. Anche perché, la dico tutta, a volte mi prende il dubbio che il fiume che attraversa la città non sia più il Nera bensì il mitico Lete, bevendo le cui acque si diviene preda di oblio e noncuranze.

Ecco, che non sia mai. Che non sia mai dimenticato il prima e offendere il Borges che è in noi, facendoci consumare dall’ovvio rifiutando così lo stupore quotidiano. Che non sia mai, quindi, dimenticata la Piazza Tacito di 5 anni fa, con quel tappeto elastico che faceva tanto Bucarest anni Cinquanta, e rendersi conto della Piazza Tacito odierna, il salotto della città impreziosito dalla rinascita della fontana e dove si è svolto un concerto evento della pianista Cristiana Pegoraro. Ci sei? Allora andiamo avanti.

Che non sia mai dimenticato lo spazio adiacente lo stadio in preda al degrado e regno incontrastato di prostituzione e microcriminalità con l’area totalmente riqualificata dotata di nuovi marchi commerciali e di un palazzetto dello sport che mai avevamo visto a queste latitudini. Che non sia mai dimenticato quel tratto della cinta muraria nei pressi della Passeggiata, un tempo adibita a ritrovo dei cani, con l’attuale valorizzazione ottenuta mediante nuova illuminazione e un nuovo percorso ciclopedonale.

Che non siano mai dimenticati i giardini di Cardeto, posti alla stregua di un cronico ed irrisolto cantiere, con il nuovo spazio multifunzionale ad appannaggio di famiglie e sportivi. Che non sia mai dimenticato lo squallore di una illuminazione pubblica da mestizia civica con la luce che ha dato nuovo splendore a Palazzo Spada, alla fontana di Piazza Europa e alle bellissime luminarie natalizie che vanno a costellare il centro della città per oltre un mese l’anno.

Che non sia mai dimenticata la perdita di speranza per un capoluogo di provincia privo di un teatro, con l’avvio dei lavori per la risurrezione del Verdi. Che non sia mai dimenticato quel tratto di giungla urbana lungo viale Campofregoso con gli attuali giardini, gradevoli alla vista, ben curati e ben inseriti nel tessuto stradale. Che non sia mai dimenticato quanto sopra riportato e tutti quei “prima e dopo” che non ho finora menzionato, quali il prima e il dopo del Tulipano finalmente completato in virtù di investimenti privati che il governo cittadino ha saputo attrarre e trattenere nella conca; il prima e il dopo dei Capodanno all’altezza di una città importante; il prima e il dopo di eventi sportivi di assoluto valore come il Giro d’Italia: il prima e il dopo di un rilevanza mediatica mai sperimentata in tempi addietro con questa intensità. Il prima e il dopo di tanti eccetera eccetera tutti documentati: basta farsi un giro a piedi.

Ergo, se non mi credi, basta che pratichi un poco di empirismo. Tradotto: un giro a piedi e avrai le idee molto più chiare. Non solo: un tale corollario ben farcito di “dopo” è stato ottenuto partendo da una condizione di pre-dissesto delle casse comunali e con la partecipate municipali, capaci di erogare debiti piuttosto che servizi efficienti, cosa che invece sono tornate a fare solamente ora.

Mi viene un po’ da sorridere – riso amaro, s’intende – nel pensare a tutti coloro che, con il solito birignao, si scandalizzano di una presunta chiusura mentale del centrodestra nazionale e locale. Gli stessi che non avevano nulla da ridere quando, nel “prima” di Terni, si viveva dentro una cappa culturale nella quale si faceva fatica a scorgere un profilo difforme dal pensiero dominante nelle varie kermesse organizzate dagli intellò de noantri. Gli stessi che non avevano poi nulla da eccepire rispetto ad un sistema cooperativo che a Terni funzionava come un tempo il welfare in Scandinavia, ovvero si occupava di noi ternani dalla culla alla tomba senza darci la possibilità di far leva sulla nostra libertà di scelta individuale.

Libero mercato? Ma quando mai! Una delle citazioni più conosciute di Friedrich Wilhelm Nietzsche recita così: “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. Niente giochi di parole: qui il “caos” non è l’acronimo riferito al Centro Arti presente nell’ex Opificio Siri, bensì è proprio il disordine che a Terni è poi divenuto piattume, mediocrità, grigiore, apatia. Stasi. E il vago riferimento del termine ai servizi segreti della defunta Urss è una pura coincidenza, benché nemmeno troppo parossistica.

Ebbene, cinque anni fa, tutto ciò provocò una reazione pressoché insperata nella società ternana, dando così il via ad un riscatto fragoroso, vivo e vitale come l’astro del filosofo tedesco. Un riscatto ben rappresentato dal nostro Thyrus rimesso a nuova vita nella sede naturale e più confacente al suo lignaggio simbolico e culturale. Terni merita di proseguire quel cammino avviatosi in quella notte di giugno del 2018, quando si abbandonò il prima per accogliere un dopo fecondo di opportunità e speranza. Io voglio continuare il viaggio. E Tu?


di Luca Proietti Scorsoni