La politica non salga sul trattore

venerdì 9 febbraio 2024


La politica scenda dal trattore. Per una questione di dignità, per evitare di rendersi ridicola. Nessuno ha la coscienza a posto per benedire le istanze degli agricoltori o addirittura cavalcarle.

A partire dall’opposizione che con le menate green è complice di una serie di limitazioni che vanno dall’uso di sostanze chimiche in agricoltura fino ai macchinari agricoli a basse emissioni. E così, dopo aver imposto (insieme a Ursula e Greta) i “trattori Euro 6” e “l’acqua di rose” per disinfestare i campi, “Elly la contadina” alza il ditino e fa la morale al centrodestra pretendendo di spiegare come si fa.

Dall’altra parte, il centrodestra alle ultime elezioni ha preso i voti del mondo agricolo proprio contro la visione mondialista di una sinistra scarsamente attenta alle produzioni locali e favorevole a qualsiasi nuovismo di maniera purché sia stravagante (che si tratti della carne in laboratorio o della farina di grillo o delle importazioni eque e solidali). Dopo aver incamerato il consenso, il centrodestra di governo inserisce l’Irpef sui terreni agricoli contraddicendo per tabulas il centrodestra di lotta. E poi si stupisce che i trattori si incazzino e corre ai ripari rimangiandosi fuori tempo massimo le decisioni assunte. Le aspettative erano sinceramente molto diverse.

La politica tutta sull’agricoltura ha fallito perché non ha fatto nulla contro le filiere distributive troppo lunghe e ha fatto ancora meno contro gli inutili balzelli europei tutti burocrazia, quote, restrizioni e regolamenti. E così l’agricoltore è rimasto solo, strozzato dalla grande distribuzione, vessato dalle Istituzioni e schiacciato dalle importazioni di prodotti a basso prezzo perché spesso realizzati senza regole.

Se in queste ore anche gli agricoltori catalani stanno mettendo a soqquadro Barcellona, significa che una certa qual sofferenza ingenerata dalle istituzioni sovranazionali esiste e morde.

La battaglia degli agricoltori non è una battaglia politica su cui mettere il cappello. È una battaglia per la sopravvivenza del comparto, per l’ambiente (il chilometro zero tutela realmente l’ambiente), per le produzioni locali, per il territorio, per il lavoro, per il risparmio dei cittadini, per la salute, per il Made in Italy. Che fine ha fatto la politica su questi temi?


di Vito Massimano