La santificazione di Decaro

martedì 26 marzo 2024


“È stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Matteo Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la Commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune”. Ad annunciarlo è il piagnucolante sindaco del capoluogo pugliese, Antonio Decaro, a proposito della Commissione ministeriale nominata per accertare le presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale della città che ha San Nicola come protettore e in altre aziende municipalizzate, dopo l’arresto di 130 persone in una inchiesta della Dda, che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019.

Si apre un pubblico piagnisteo, con annessa beatificazione di Decaro e tutta l’intellighenzia gauche lancia fiumi di sterco alla volta del “fascist-cattivone” Piantedosi, che vuole commissariare la democrazia. Segue la solita allusione ai manganelli e all’olio di ricino. Tra tutti citiamo la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che rimane “basita rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del Comune di Bari. Una scelta che, arrivando a tre mesi dalle elezioni, sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del Governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’Amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave”. Significativo è anche l’abbraccio tra don Luigi Ciotti e Decaro, con annessa frase a effetto: “È la tua vita che parla, siamo indignati”.

Evidentemente Michele Emiliano deve essere scivolato sui quintali di miele sparsi intorno ad Antonio Decaro e deve aver picchiato la testa. Ripresosi – (manco tanto) – ha affermato pubblicamente che quando l’attuale sindaco era un suo assessore in procinto di chiudere Bari Vecchia al traffico, Emiliano prese Decaro e “in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare, perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido”. Antonio Decaro era presente alla sinistra di Michele Emiliano e non ha proferito verbo onde poi smentire, dicendo che l’attuale presidente della Regione Puglia ricorda male, negando così di aver mai conosciuto la sorella del boss.

Nessun caso. Il governatore pugliese, Michele Emiliano, si sa, è un personaggio “iperbolico” e “pittoresco”. Che volete che sia la visita con il suo assessore poi divenuto sindaco di Bari, Antonio Decaro, a casa della sorella di un boss della città vecchia. A dirlo è Walter Verini, senatore del Pd, intervenuto in una trasmissione radiofonica. “Emiliano da sempre è un personaggio che usa iperboli e frasi a effetto, non c’è nessun caso Decaro. Il fatto in sé è stato smentito, la nostra interpretazione è che Emiliano abbia voluto parlare di un episodio per evidenziare, in modo pittoresco, come Decaro avesse proseguito con grandi risultati l’impegno contro le mafie”. Purtroppo, sfiga vuole che spunti fuori una foto in cui il sindaco di Bari posa con la sorella del boss, sputtanandosi a reti unificate. E sputtanando ancor di più chi lo aveva dipinto come un martire e chi aveva inventato la supercazzola su Emiliano personaggio iperbolico.

Fin qui la cronologia dei fatti. Ci sia concesso, però, di fare un paio di riflessioni in ordine sparso: fare politica (non solo ma soprattutto) al Sud è molto difficile, perché il confine tra Stato e anti-Stato molte volte è flebile e irriconoscibile. In altri casi, il vero controllo militare del territorio non è quello dello Stato. Ragion per cui il volenteroso, che voglia fare qualcosa per la propria terra, usa dei metodi informali per andare avanti. Metodi informali che qualche volta vengono strumentalizzati (lo si chieda a Bruno Contrada, al generale Mario Mori o in alternativa a tutti quei politici di centrodestra incriminati prima sui giornali e poi dalle Procure). Ma da qui a santificare Decaro, negare di aver mai baciato la pantofola al boss, buttare sterco sulle destre e mobilitare quella santabarbara di opinion maker antimafia, c’è una cosa. Che si chiama onestà intellettuale.

Tanto buonismo e garantismo che stride con i fiumi di odio (e di processi) che alcuni hanno dovuto subire per uno stalliere ingombrante. Sarebbe bastato essere meno strxxxi con questi ultimi e più obiettivi con Decaro. Ma tant’è. Tra poco si arriverà a dire che l’iperbolico Emiliano ha esagerato, perché Decaro non è proprio entrato nel salotto del boss, ma è rimasto a metà. Tra l’ingresso e la cucina.


di Vito Massimano