Nel ricordo di Aldo Biscardi

giovedì 12 ottobre 2017


Se n’è andato con un grande sogno realizzato: far parlare di calcio nei bar, in televisione, alla radio e in casa con semplicità e passione. Ma soprattutto aiutare lo sport più amato e diffuso del mondo ad essere credibile. Come? Con la moviola in campo, anzi con il “moviolone”. Gestito dai grandi campioni. E dopo trentacinque anni è arrivato il Var, il video assistito dalla tecnologia a bordo campo. Aldo Biscardi lascia nel mondo del giornalismo e nell’ambiente del calcio un profondo segno; ha sempre voluto metterci “la faccia” sia negli scoop che nelle cronache di ordinaria amministrazione, nelle polemiche scatenate da rivalità tra club e tifosi di squadre blasonate o da ambienti di provincia. Sono passati tanti personaggi, tanti giocatori, tanti tecnici e tanti giornalisti negli studi de “Il processo del lunedì” di Raitre e in quelli più recenti sulle tivù private de “Il processo di Biscardi” con la collaborazione fattiva e amorevole dei figli, il giornalista Maurizio e l’architetto Antonella.

Un esperimento storico quello inventato da Biscardi grazie alla spinta di un altro giornalista del Sud appassionato di novità come Biagio Agnes, come lo erano anche Antonio Ghirelli e Maurizio Barendson. Erano gli anni in cui in Rai si scommetteva sul futuro con la nascita della nuova “terza rete”, portata all’attenzione generale dallo scrittore Angelo Guglielmi e dal giornalista Sandro Curzi. Storici gli interventi del presidente Sandro Pertini che in vacanza da Selva di Val Gardena annunciò che non avrebbe sciolto le Camere e che si sarebbe recato a visitare i soldati italiani in Libano; del pittore Renato Guttuso e del Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti.

I duelli tra Giovanni Agnelli e Dino Viola, non solo per il gol di Turone annullato per fuorigioco di dieci centimetri che fece perdere ai giallorossi lo scudetto, caso mai chiuso neppure dopo l’intervento nel 2013 dell’ormai 83enne Carlo Sassi a suo tempo considerato, nella trasmissione “La domenica sportiva”, la cassazione del calcio (Juventus dominatrice del campionato e Roma emergente antagonista). Lo strappo con Giampiero Boniperti che vietò ai giocatori della Juventus di andare al “Processo”, ma Biscardi superò l’ostacolo facendo un collegamento con Pippo Baudo da Montecarlo per la premiazione di Michel Platini; le polemiche del presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi e di Luciano Moggi; le bombe di Maurizio Mosca che nacquero non come un siparietto fisso e noioso e con nomi che la gente non conosce ma come vetrina del calcio mercato e risultati da indovinare con il pendolino. Le telefonate in diretta di Silvio Berlusconi, la prima con lite e la seconda sulla notizia in esclusiva di Kaká che restava al Milan; le sfuriate di Maurizio Zamparini; le appassionate difese del Napoli di Clemente Mastella, gli scoop trasformati dai comici in gli “sgub di Biscardi” per il suo linguaggio che risentiva delle origini molisane. Era nato nel novembre del 1930 in provincia di Campobasso a Larino dove alla festa del patrono San Pardo gli facevano guidare uno dei carri del Santo, superando in popolarità il fratello Luigi, preside e senatore.

Accanto a Biscardi ci sono state anche belle donne, mai “vallette” ma donne di grande personalità come Marina Morgan, Vanna Brosio e Jenny Tamburi, e giornalisti come Enrico Ameri, Beppe Viola, Nando Martellini, Marino Bartoletti e Carlo Nesti. I collegamenti del napoletano Luigi Necco, le bordate di Ezio De Cesari, gli aggiustamenti del “paciere” Mario Pennacchia, la prorompente mole di Giampiero Galeazzi, l’ironia di Maurizio Costanzo, gli scontri del giornalista tifosissimo del Milan Tiziano Crudeli con i laziali Arturo Diaconale e l’avvocato Carlo Taormina.

Il modo innovativo di affrontare i problemi del calcio mettendo a confronto varie tesi e vari protagonisti con discussioni anche accese fece del lunedì della terza rete una specie di aula di tribunale su quanto era accaduto la domenica sui campi da gioco. Una formula inedita, popolare che ebbe un successo straordinario. Fin dall’inizio del suo passaggio in televisione, dopo aver lavorato nella carta stampata a “Il Mattino” di Napoli (dove si era laureato) e a “Paese Sera”, Biscardi è stato un tenace assertore della moviola in campo per permettere al pubblico di rendersi conto dei fatti e dei misfatti dei giocatori e degli arbitri. Ora la diffusione del Var in campo nei vari campionati e nelle manifestazioni internazionali gli hanno dato ragione. Il calcio vuole più trasparenza come accade in tanti altri sport che usavano da tempo la tecnologia.

Il giornalista Aldo Biscardi passava la domenica a vedere le partite, memorizzava gli episodi da discutere e trovare l’argomento che sarebbe stato poi il filo conduttore della trasmissione consegnando agli uomini del desk la ricerca delle immagini, ai vari registi la scelta della disposizione degli ospiti che venivano contattati il lunedì mattina dall’infaticabile segretaria. Poi il martedì arrivavano gli ascolti per telefono da viale Mazzini e la lettura dei commenti da parte dei quotidiani, liquidava quelli che lo criticavano con un “pazienza, parlano pur sempre di me” e spesso erano scrittori e uomini di cultura di grande spessore. Il relax per alcuni anni sono state le nostre ripetute partite a scopa: voleva vincere ma non sempre ci riusciva. Niente favori al capo.

Di Biscardi si ricorderanno anche le sue frasi mitiche, le battute, il modo di interrompere gli ospiti quando parlavano contemporaneamente più di due, ma anche le generazioni di giornalisti che ha avuto come collaboratori, i tanti calciatori a partire dal divo Falcao a José Altafini, da Maradona ad Enrico Albertosi, Salvatore Bagni, Giacinto Facchetti; e ancora l’arbitro Gino Menicucci e i giornalisti Adriano De Zan e Daniele Piombi che hanno partecipano più intensamente alle sue trasmissioni.

Ci sono poi le pagine di Biscardi scrittore con la sua intervista al Papa, le sue lezioni all’Università di Urbino e la valorizzazione televisiva degli atleti che davano vita alla trasmissione “Domenica sport” su Raitre, condotta da Ivana Vaccari, da Paola Pigni a Novella Calligaris, da Pietro Mennea a Stefano Tilli fino al pugile Nino Benvenuti. Biscardi lascia come eredità giornalistica la capacità di aver saputo raccontare il calcio in televisione come pochi altri e di essere stato un innovatore.


di Sergio Menicucci