Melegatti salvata dal patriottismo in versione social

mercoledì 20 dicembre 2017


Ogni anno, nelle più disparate forme, aspettiamo la storia da mettere sotto l’albero di Natale, quella che ci emoziona e scalda il cuore. Il 2017 ci ha consegnato quella dell’azienda Melegatti, storica realtà tutta italiana del settentrione che produce pandori e panettoni dal 1894. Un’istituzione che però sotto i colpi della crisi e dell’esposizione bancaria, non naviga in buone acque. Tanto che lo scorso 12 dicembre sembrava dovesse essere l’ultimo giorno di produzione nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto. Poi avrebbe avuto inizio la cassa integrazione che avrebbe coinvolto 70 lavoratori fissi e altri 250 stagionali, per un totale di 320 famiglie a rischio.

Ed è qui che il genio e la solidarietà italiani si fanno strada, e cercano l’idea per il rilancio, o almeno per tamponare l’emergenza. I lavoratori della Melegatti lanciano la campagna social, invitando i consumatori ad acquistare i loro prodotti, aiutandoli così a risollevare le sorti dell’azienda ed evitare la deriva annunciata. Qui, entra in gioco il cuore degli italiani. In massa acquistano i prodotti del marchio veronese, tanto da rilanciare la produzione. Ben cinquemila pandori extra per lo spaccio aziendale che contribuiscono a scongiurare la cassa integrazione prevista per il periodo natalizio. Ma soprattutto, arriva la richiesta di oltre 575mila pezzi che improvvisamente intasa la linea di produzione. Più di mezzo milione di pandori e panettoni che si sono materializzati dal web, frutto della mobilitazione social che gli italiani hanno messo in atto per stare vicino a una delle aziende tricolori più conosciute e apprezzate, soprattutto in questo periodo.

Forse lo spirito del Natale ha contribuito a questo successo, forse il passaparola via internet ha avuto un ruolo fondamentale. Di certo c’è che nei supermercati i prodotti Melegatti sono andati a ruba. Sicuramente per la qualità che li ha contraddistinti negli anni. Ma soprattutto perché il consumatore che acquistava un pandoro sapeva che dietro quella confezione c’era il volto di uno dei lavoratori dell’azienda veronese, c’era la sua famiglia, i loro sacrifici e le loro speranze. E per un attimo si è immedesimato in quelle storie, credendo che se fosse stato al posto loro, avrebbe ricevuto la stessa solidarietà. Si chiama patriottismo. C’è in tutti noi, quando veniamo toccati nel vivo rispunta fuori l’orgoglio italiano.

Quando inizia a materializzarsi il pericolo dell’ennesimo fallimento, o dell’ennesima delocalizzazione o acquisizione di una realtà storica italiana da parte di gruppi esteri, allora ci mobilitiamo. Se poi certe vicende si verificano addirittura in uno dei momenti più intensi dell’anno, il Natale, allora non c’è forza che possa trattenere il nostro essere italiani. E gli esiti sono inimmaginabili. Era già accaduto per il pastificio Rummo, dopo l’alluvione che mise in ginocchio il salernitano coinvolgendo 1500 operai rimasti a casa senza lavoro.

Nel caso Melegatti, la tradizione del pandoro ha incrociato l’innovazione social, ne è scaturito un connubio vincente che molti di noi, me compreso, abbiamo portato a tavola, felici di condividerlo con i nostri familiari. E così ripetendo il famoso slogan di un fortunato spot che vedeva protagonista il mitico Bud Spencer per l’azienda veronese, potremmo dire: Il Natale lo sai, con Melegatti è più forte che mai. Lo chiamano miracolo-social. A noi piace essere più analogici, e chiamarlo come sempre, miracolo di Natale.

(*) Consigliere regionale del Lazio e membro dellassemblea nazionale di Fratelli dItalia


di Fabrizio Santori (*)