L’Italia degli intoccabili

Un misto di  “politically correct” e raffinata ipocrisia da salotto (quella del piacione alla romana per intendersi) hanno creato in questo Paese una vastissima platea d’intoccabili, che vivono alla grande irridendo l’uomo della strada. Su quest’ultimo grava qualunque peso amministrativo e penale, soprattutto la Pubblica amministrazione può imporre qualsivoglia angheria sull’uomo qualunque.

Poi, non appena si scopre che la ministra Maria Elena Boschi ha fatto visita al presidente della Consob (Vegas) per questioni bancarie familiari, subito si solleva la difesa d’ufficio della Boschi. “Non hanno parlato di banche - tuonano dal salotto della Gruber - nessuno conosce i contenuti dell’incontro... qualsiasi accusa è pura illazione”. Poi Marco Travaglio, che da queste cose ci guadagna, rivela che Vegas avrebbe detto alla Boschi “non vediamoci in Consob... passa da casa mia dopo le otto”. E subito la sinistra democratica indignata ha parlato, e ancor prima che l’uomo della strada avesse tempo di malignare sulla misteriosa cenetta di lavoro. “La Boschi è una santa donna... sciacquatevi la bocca con la varechina prima di pronunciare il nome di Maria Elena, e non dovete minimamente pensare che abbia incontrato Vegas per la questioncina del padre”, ripetono in coro i difensori d’ufficio invitati nei vari programmi. Ora non sappiamo se la varechina la debbano usare le malelingue o la stessa Boschi, visto che d’incontri politicamente salaci ne fa fin troppi. Resta il fatto che la Boschi è ormai intoccabile. Non stentiamo a credere che Pier Ferdinando Casini possa, almeno prima della fine della famigerata Commissione sulle banche, eleggere le sante Maria ed Elena protettrici dei commissari parlamentari che indagano sui crack bancari: sarebbe un bel gesto da vero cattolico, pardon da democristiano. Renzi ammetterebbe, “ho fatto bene a fidarmi di Casini, sta seguendo la questione col giusto passo”.

Ma gli intoccabili sono ormai diffusi come le pulci nelle scuole di cent’anni fa. Pensate che ieri pomeriggio, un nerboruto signore scaricava in un cassonetto un materassone. Veniva aiutato da due giovani. L’episodio si consumava a Roma, lungo la Portuense, all’altezza del bivio per il quartiere Trullo. Le manovre venivano notate da un ispettore dell’Ama che, con molta educazione, invitava i tre balordi a fornire le generalità tramite documenti validi, e perché doveva stilare un verbale per scarico abusivo di materiale ingombrante. Ma il nerboruto, volto truce e capelli lunghi raccolti a coda, pone una mano sulla spalla dell’ispettore Ama e sentenzia “so’ lo zio di questi du’ ragazzi, che se sei della zona lo sai, stanno aprendo una sala giochi al Trullo... ma tu mi sa che mi conosci; sono cugino alla buonanima di Johnny”. Fissa negli occhi l’ispettore Ama, e nel frattempo provvedono a circondarlo anche i due marcantoni dei nipoti. L’ispettore ripone il taccuino dei verbali nella tracolla, mette in moto lo scooter e augura “Buon Natale e Capodanno” ai tre figuri. L’Ama se la fila come se avesse visto un fantasma. Evidentemente l’ispettore ha temuto il peggio, le botte. E quando a Roma si nomina Johnny per molti ancora va interpretato come guai: Johnny, detto “Lo Zingaro”, forse era anche peggio di certi malavitosi in circolazione. E pensare che l’Ama è tanto ligia nel sanzionare chi paga, anche con lieve ritardo, la cartella esattoriale dei rifiuti (Tari). E chissà se i baldanzosi, che aprono una sala giochi al Trullo, avranno pagato mai la tassa sull’immondizie.

Ma la stratificazione dell’intoccabilità è orizzontale e trasversale nel sistema Paese, è una sorta di croce. Infatti scopriamo su internet che una specie di prete (evitiamo di nominarlo non per timore divino, ma per le umane querele) presterebbe soldi a tassi vantaggiosissimi (quasi regalati) ai migranti che aprono attività in Lucania e Calabria. Ma quant’è buono quest’uomo, crea microcredito agevolato solo per i migranti. Se solo dicesse di farlo un normale cittadino, il dì seguente verrebbe indagato d’ufficio per usura. Infatti basterebbe un dichiarazione d’intenti per passare i guai in questo campo, e pensare che è lo stesso Paese dove le truffe bancarie (roba di credito e d’amici e parenti della Boschi) sono all’ordine del giorno. Ma non vogliano credere che il presunto sacerdote presti i soldi per davvero (non dimentichiamo che quello è lo stesso areale di Don Bisceglia). Piuttosto è lecito sospettare che produca chili di cartaccia, come assegni, cessioni di cessioni del credito, cambiali, assicurazioni di riassicurazioni... insomma i bond dei poveretti. E poi produca le prove, fittizie, del credito al migrante alla miriade di amministrazioni comunali beote, credulone e governate dal buonismo del momento.

Le amministrazioni diranno “Don cazzo lei s’è dimostrato pio a dare più di 500mila euro a questa gente che si sta costruendo impresa lontano dal proprio paese d’origine, ma l’amministrazione a causa del patto di stabilità non può rifonderla con non più di 100mila euro”. Morale della favola? Lo pseudo sacerdote s’intasca 100mila euro veri, ed a fronte della cartaccia messa in giro, e sull’impresa del bengalese o dell’afgano non indaga nessuno. A questo punto ci chiediamo se non sia il caso di abbonare tutti i debiti che l’amministrazione vanta contro la povera gente. E perché l’uomo di strada ha davvero le tasche piene dei tanti intoccabili che, a ben contare, oggi sono dieci volte più numerosi dell’ormai inflazionata casta. Milioni di parassiti, di cui la malapolitica è ormai una minima parte. Torme di cialtroni, che ci truffano e ci deridono, minacciandoci anche querele e denunce varie. Una situazione incandescente, che purtroppo si consuma sotto gli occhi di una Giustizia distratta ed orientata ancora verso lo spettacolo, l’uso vanesio dei media.

Aggiornato il 20 dicembre 2017 alle ore 10:09