Il Papa e il rabbino: ideologia e concretezza

giovedì 25 gennaio 2018


Leggendo l’intervista del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, al “Corriere” salta agli occhi la lontananza ideologica dall’attuale pontefice su materie come l’Islam e l’immigrazione incontrollata verso l’Italia e l’Europa.

Al netto delle differenze teologiche tra ebraismo e cristianesimo rivendicate fortemente da Di Segni, o del diverso giudizio storico sull’ex Re d’Italia e sulle leggi razziali o sulla favoletta degli “italiani brava gente”, fiorita nel dopoguerra per dimenticare i crimini di cui si macchiarono i fascisti, ma anche gli antifascisti, viene fuori da parte del rav Di Segni una visione più concreta e meno ideologica della terribile realtà che si vive in questo scorcio di terzo millennio. Intanto l’Islam geopolitico è temuto più che etichettato con lo slogan-mantra “religione di pace”. Perché anche da prima dell’11 settembre del 2001 a New York, senza fermarsi all’altro ieri in Afghanistan all’hotel Continental, l’unica pace che si è vista è quella eterna donata soprattutto ai non islamici dai fanatici di Allah. Poi perché l’immigrazione in se stessa non può essere subita supinamente o vissuta come un dono divino di nuove risorse umane per un’Europa in crisi di nascite. O, peggio, una punizione celeste per le colpe dei nostri avi dell’epoca del colonialismo. Quest’ultima è infatti una visione insieme fideistica e semplicistica. E talvolta un po’ furbetta.

Per Di Segni, invece, è inevitabile che queste ondate migratorie, al netto dell’Islam e delle enclave fondamentaliste nelle città europee, producano comunque disagi alla gente e ondate di xenofobia che non si possono reprimere semplicemente creando leggi illiberali per la santificazione del politically correct.

Ecco dunque due maniere diverse di guardare alla realtà da parte di due capi religiosi: c’è il Papa attuale che si compiace di fare il terzomondista - anche sulle spalle di chi non la pensa come lui, soprattutto in Italia - e c’è il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma (la più importante e numerosa d’Italia) che invece dice di voler difendere prima di tutto la dignità di tutti, immigrati e non, senza accettare il traffico di esseri umani come una sorta di punizione divina sull’Occidente per le colpe del colonialismo, dello schiavismo o magari – perché no? – anche per le guerre puniche.


di Rocco Schiavone