Sbagliate le leggi o la loro interpretazione?

Lo abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo anche dopo il ritrovamento, in due trolley vicino Macerata, del cadavere tagliato a pezzi della 18enne romana Pamela Mastropietro: il fatto che il presunto autore dell’omicidio sia un nigeriano non ci spinge a dichiarare guerra agli immigrati e alle loro disavventure. La rabbia, però, scatta quando si legge che il soggetto di cui sopra aveva, in passato, il permesso di soggiorno ma questo era scaduto di tempo. Lo stesso nigeriano - nella cui abitazione sono stati trovati, oltre ai vestiti della giovane donna sporchi di sangue, anche diverse decine di grammi di droga - aveva anche “precedenti di polizia per stupefacenti”.

Già, quella rabbia porta a chiedersi (e il discorso vale per tutti, senza differenza di nazionalità e/o razza): che ci faceva ancora in Italia un soggetto senza più in tasca un permesso di soggiorno valido? Perché girava tranquillamente un tizio che aveva già precedenti per questioni di stupefacenti (chiamasi spacciatore)? Delle due l’una: o le leggi in vigore sono piene di lacune o i giudici che le applicano hanno commesso errori di interpretazione. E questo, lo ribadiamo, prescinde dalla nazionalità del colpevole: quante volte, magari in alcuni casi di violenza sessuale, si parla di precedenti in materia sessuale del colpevole, italiano o no che sia? La domanda che viene più spontanea è sempre la stessa: che ci faceva ancora in giro il ceffo? Perché è stata permessa la reiterazione del delitto?

È disarmante, poi, leggere le dichiarazioni di rito di chi, per motivi elettorali, sente quasi il dovere di commentare i singoli episodi anziché (come forse sarebbe più logico e sicuramente più utile) sedersi attorno ad un tavolo e modificare le leggi attualmente in vigore che permettono certi accadimenti. E la rabbia di cui sopra, per certi versi, aumenta.

Aggiornato il 03 febbraio 2018 alle ore 08:21