Il partito dei followers

martedì 6 febbraio 2018


Molti si chiedono come mai, nonostante le figure barbine collezionate di qua e di là – da ultimo l’economista Lorenzo Fioramonti messo alle corde dalla Lilli Gruber e da Veronica De Romanis sabato scorso su “La7” – i sondaggi favorevoli ai grillini non registrino variazioni consistenti. E ci si chiede anche di cosa sia costituito lo zoccolo duro di questo partito robotico di fatto dominato dal server di Casaleggio.

Ebbene, la risposta è semplice: si tratta di un movimento che vive di followers. Di seguaci. E questi, per lo più giovanissimi, educati nell’Era delle false notizie, dei complottismi roboanti e delle trasmissioni televisive tipo “la Gabbia”, tendono a difendere le posizioni prese e a mantenerle anche contro ogni evidenza della realtà. Sono followers e tanto basta. Almeno finché non passa di moda l’intera struttura

Avete mai visto un follower abbandonare una “influencer”, ossia una velina seminuda su Instagram, solo perché su un rotocalco di gossip la si è in qualche maniera smascherata su qualche infedeltà coniugale al calciatore o allo sportivo di turno? Anzi, ne acquista di altri. Di followers.

E la maniera geniale su cui la Casaleggio Associati ha costituito questo corazzata apparentemente invincibile, anche quando la ragione e la logica vorrebbero che qualunque italiano di buon senso ne prendesse metaforicamente gli esponenti a calci nel di dietro, è la stessa con cui ha fatto fortuna il social network per antonomasia, ossia Facebook. Tutti seguaci, tutti tifosi e gli altri, di conseguenza, sono il nemico. Poi piano piano gli adepti della setta mediatica vengono tutti profilati secondo gusti e tendenze man mano che si iscrivono alla piattaforma o che partecipano ai vari voti on-line. Circostanza implicitamente ammessa dalla stessa casa madre di fronte a precise contestazioni da parte dell’Autorità garante della privacy. Anche se con la precisazione - suona quasi come una excusatio non petita - che “la possibilità teorica esiste ma noi ovviamente non l’abbiamo mai fatto”.

Già e così siamo tutti rassicurati. A ben vedere la Casaleggio associati ha fatto con la domanda del prodotto politico quello che i vari Google, Amazon e Facebook fanno con altri settori della economia. Un accaparramento virtuale di clienti e di followers da utilizzare alla bisogna. Per disinnescare questa mina occorrono quindi altre armi politiche che la semplice denigrazione dell’avversario, tattica che invece riesce benissimo ai grillini contro tutti gli altri, o anche la altrettanto semplice confutazione con annessa spiegazione delle enormità economiche con cui questi ultimi fanno propaganda elettorale.

Occorre far disamorare i followers. E questo è un affare molto complicato. Che ha a che vedere con la psicanalisi e la psicoterapia – di massa - più che con il dibattito politico tradizionale. In America con Scientology ancora non ci sono riusciti. Quindi, speriamo bene.


di Dimitri Buffa