Immigrazione e “fuoco amico”

Il “fuoco nemico” lo conosciamo da sempre. Ma, come definire quello “amico”? Può essere di tipo incidentale, non voluto cioè, o esattamente il contrario. In questo l’Intelligence è maestra. Prendiamo Macerata, con l’orribile delitto di Pamela per mano presunta di uno spacciatore extracomunitario senza più diritto di soggiorno in Italia, il nigeriano Innocent (absit iniuria verbis) Oseghale. Per bilanciare quell’orribile fatto di cronaca che rischia di far perdere le elezioni ai fanatici del mainstream politicamente corretto, non c’era che da raddoppiare la posta, caricando l’immaginario collettivo di un conclamato aspirante stragista, neonazista di razza ariana. Manca in tutto questo una risposta seria alla vera questione di fondo. Ovvero: esiste, per così dire, un’origine certa di questo incontrollabile fenomeno migratorio, che il Medio Oriente fuori controllo ci regala da anni? Perché, chiaramente, l’uno (il caos mediorientale e la caduta di dittatori come Saddam, Gheddafi e, in parte, Assad) sostiene l’altro.

Basta guardare una carta geografica: dall’Africa centrale si arriva in Libia (e in Tunisia) se nessuno ha il controllo totale delle frontiere e se regna la frammentazione dei poteri, causata dai warlord o signori della guerra. Allora, lì ogni gruppo ha qualcosa da guadagnare vendendo qualunque merce abbia corso, come i nuovi schiavi da trasportare via Mediterraneo con le carrette del mare; ovvero droga e ogni genere di contrabbando. Ovviamente, esiste una catena criminale di Sant’Antonio che lega indissolubilmente il business del traffico di esseri umani dai Paesi di partenza a quelli di transito e smistamento, come Libia e Tunisia. Ma sono proprio Bengasi e Tripoli ad avvalersi cinicamente di quella forza lavoro a costo zero da utilizzare come manovalanza generica, costringendo gli immigrati a pagarsi in natura il passaggio con lavori umilianti e degradanti, e a subire stupri e violenze di ogni genere. Come siamo arrivati a questo? Semplice: per colpa di una sinistra europea scolorita (il comunismo era una cosa seria!) e imbelle che ha aperto alla globalizzazione e all’immigrazione indiscriminate, credendo che la prima avrebbe creato spazi e lavoro per tutti, europei e nuovi arrivati compresi.

In America Donald Trump ha messo brutalmente fine a questa farsa di mito. Noi, invece, non avendo un uomo forte che decida per tutti, siamo nell’impasse più totale: non abbiamo mezzi per ospitare centinaia di migliaia di profughi economici e, per di più, non sappiamo come fare per rimandare indietro coloro che non hanno diritto, e arrestare questa marea umana prima che prenda il mare. La follia di quanti pensano che sia giusto accogliere comunque si fonda su due basi del diritto. La prima è la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, che dà praticamente protezione in astratto a chiunque si trovi in difficoltà, a causa di guerre, del clima e della povertà. La seconda, analoga, è dettata dall’articolo 10 della Costituzione italiana che, in pratica, dà diritto a chiunque non goda dei nostri diritti civili di richiedere l’asilo politico. Quindi, la soluzione è ovvia: rivedere in profondità l’una e l’altra, dato che al loro concepimento nessuno poteva prevedere una simile immigrazione massiva e continua, destinata a creare un nuovo, incontrollabile odio xenofobo.

Ha ragione il Procuratore Nicola Gratteri: ricorriamo all’intelligence per stroncare ovunque le reti criminali e, soprattutto, usiamo tutti gli aiuti in nostro possesso per ricostruire l’agricoltura nei Paesi africani colpiti da questa migrazione epocale.

Aggiornato il 09 febbraio 2018 alle ore 08:17