La giustizia è la Weimar d’Italia

Nessun politico, tranne la radicale Rita Bernardini e l’ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini di Forza Italia, ha avuto il coraggio di farsi vedere alla manifestazione dell’Unione delle camere penali italiane a favore della promulgazione – non avvenuta – dei decreti attuativi della riforma sull’ordinamento penitenziario, voluta a suo tempo dal ministro Andrea Orlando e che sembra destinata a rimanere nel cassetto.

È quella della giustizia la riforma cardine dello Stato di diritto in Italia. E la condizione delle carceri rappresenta il sintomo più appariscente della nostra Repubblica di Weimar. Insieme a questa orrenda situazione politica venutasi a determinare soprattutto per colpa di un popolo immaturo che dopo il lavaggio del cervello di 30 anni tra ”Mani Pulite”, Marco Travaglio, Beppe Grillo, popolo viola e “se non ora quando”, si è illuso di poter cambiare la politica vera e professionale con la società civile che poi tanto civile non è.

Gli italiani sono i veri responsabili di quel che sta loro accadendo. Crisi, nuove povertà, mancanza di diritti e di certezza degli stessi. In questa orgia forcaiola che sembra non dovere mai più finire c’è il declino intellettuale di una popolazione che solo negli anni Settanta sembrava molto più colta e consapevole. C’è stata un’involuzione da Terzo Mondo. Un Paese che non studia più e che quando studia lo fa con i cattivi maestri che vediamo ogni giorno in tivù.

È la Weimar italiana e i migliori interpreti di quella fase oscura che verrà dopo sono proprio i vari Grillo, Di Maio, Di Battista e purtroppo anche Salvini. La foga del ricambio generazionale, la vigliaccheria del parricidio politico e quant’altro ci hanno portato su questo baratro di guerra tra poveri. E la politica si vergogna di perorare le cause giuste ma impopolari. Marco Pannella diceva che bisognerebbe avere il coraggio di essere impopolari per non essere antipopolari.

Ma per costoro, che di Pannella non hanno nemmeno un grammo della statura politica, l’importante è vincere, non partecipare. Anche imbrogliando un popolo che sembra felice di farsi imbrogliare. Gli impostori che urlano “onestà” fanno rabbrividire. Sembrano le piazze di Hitler. E non c’è dubbio che dopo il periodo weimariano – che in Germania durò 15 anni – arriveranno anche i dittatori. Ma la “ggente”, quella con due o persino tre “g”, faccia il piacere di non lamentarsi: sono tutti responsabili quando votano come pecore pazze, per citare Dante. Hitler fu portato al potere democraticamente. Come sta capitando con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Chi ha votato non si tiri fuori e non dica che non aveva capito.

Aggiornato il 16 marzo 2018 alle ore 11:03