La censura mirata contro Ratzinger

Nella curia papale c’è ormai uno scontro teologico tra filo e anti-luterani. Ed è questo l’unico retroscena che salta agli occhi dietro il ridicolo affaire della censura del documento di presunto endorsement richiesto al Papa emerito Benedetto XVI dallo staff di Bergoglio – sugli undici volumetti (“La teologia di Papa Francesco”, edita dalla Libreria Editrice Vaticana) che dovrebbero essere la summa teologica di Francesco – salvo poi sbianchettarlo nella parte non gradita prima di diffondere il tutto alla stampa.

Una vicenda veramente esilarante che è costata il posto a monsignor Dario Edoardo Viganò, il gran comunicatore, come lo definivano i vaticanisti servili, poi “auto-scomunicatosi” dall’incarico di prefetto della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano. Il pezzo incriminato della quasi mezza lettera censurata è quello in cui Joseph Ratzinger, dopo aver scritto di non avere il tempo e la forza fisica per leggersi quei volumetti – lungi quindi dall’appoggiarli – si dichiarava sorpreso per la presenza tra i teologi autori del tutto de “il professor Peter Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per aver capeggiato iniziative anti papali”.

A gennaio, in un’intervista vagamente agiografica rilasciata da Viganò a “Prima comunicazione” proprio nella prima domanda rispondeva – a chi imputava a Bergoglio il fatto di essere un Papa comunista – utilizzando il solito mantra delle fake news. Con il senno di poi l’uomo descritto da “Prima” come dotato di “mani sapienti” e di “mente lucida”, ricorda un po’ il bue che disse cornuto all’asino. Ma tant’è. In Vaticano la guerra tra filo e anti-luterani è destinata ad altri colpi di scena.

Aggiornato il 23 marzo 2018 alle ore 11:52