Il ricordo di Giovanni Falcone, 26 anni dopo Capaci

A Palermo sono arrivati studenti da ogni parte del Paese per celebrare Giovanni Falcone. Il loro corteo è partito dall’aula bunker. Così si è vissuto in Sicilia il ventiseiesimo anniversario della strage di Capaci. Palloncini, bandiere dell’Associazione Libera, striscioni e magliette che ricordano il magistrato ucciso dalla mafia, insieme alla moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e ai tre uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Si sono dati appuntamento all’Albero di Falcone, in via Notarbartolo. I ragazzi hanno scandito in coro: “Palermo è nostra e non di Cosa Nostra”. “La memoria del loro impegno e il loro sacrificio sono divenuti parte della coscienza civile e democratica del Paese, e costituiscono un riferimento prezioso per la comunità nazionale”. Sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in ricordo dei caduti del 23 maggio 1992.

Per il capo dello Stato, “Falcone ci ha dimostrato che la civiltà, la legalità, la Costituzione, possono prevalere su chi le minaccia e vuole destabilizzarle. Il ricordo di Falcone è indissolubilmente legato a quello di Paolo Borsellino, ucciso con analoga brutalità a due mesi di distanza, insieme ad altri servitori dello stato, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Claudio Traina”. Secondo Mattarella, “Falcone e Borsellino ebbero l’intelligenza e il coraggio di colpire l’organizzazione mafiosa come prima non si era fatto. Il maxi processo, da loro istruito, mostrò la mafia come fenomeno unitario, dotato di gerarchia interna, di tentacoli, complicità e collusioni, e consentì in tribunale condanne importanti. Dal lavoro di Falcone e Borsellino scaturirono anche metodi di indagine più moderni, oltre che proposte organizzative e legislative che hanno consentito azioni di contrasto più efficaci”.

Aggiornato il 24 maggio 2018 alle ore 15:08