La mappa dei femminicidi in Italia

Salgono a 32 le donne uccise dall’inizio del 2018. È di oggi l’ultima notizia di un settantenne accusato di aver ucciso, il 4 giugno scorso, una donna per motivazioni sentimentali.

La Commissione parlamentare di inchiesta istituita in Senato il 18 gennaio del 2017 che si occupa del fenomeno, ha tracciato una prima mappa italiana illustrata all’Onu in occasione della 62ma sessione della Commission on the Status of Women. Secondo lo studio, in rapporto alla popolazione femminile residente, il maggior numero di omicidi, tra 2012 e 2016, si è avuto in Umbria (7,8%), Calabria (6,8) e Campania (6,5). Nel 90% dei casi ad aggredire le donne sono uomini, per la metà partner o ex e il 20% è costituito da familiari: dunque, nel 70% dei casi la violenza sulle donne arriva da qualcuno che si conosce, spesso qualcuno con cui si hanno legami affettivi. Il 10,6% delle donne dichiara di aver subito una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6%). Circa il 20% è stato ricoverato in ospedale e tra queste più di un quinto ha riportato danni permanenti.

Nella categoria, spiegano gli esperti della polizia, vengono conteggiate solo le uccisioni di donne in ambito familiare e affettivo, come atto criminale estremo di supremazia/possesso dell’uomo sulla donna.

Aggiornato il 15 giugno 2018 alle ore 14:07