Dietro al suicidio di un tipografo c’è un settore in crisi

Il suicidio del caporeparto del centro stampa di Gorizia ha sconvolto tutto il mondo dell’editoria. Al dolore e alla solidarietà per la famiglia per la tragica decisione di Roberto, si è aggiunto lo sgomento per il ripetersi di episodi e vicende legate a repentini trasferimenti di sede delle redazioni e degli stabilimenti, spesso non valutando appieno le conseguenze umane e familiari che derivano da considerazioni meramente ragionieristiche.

Il Centro stampa di Savogna dove vengono stampati “Il Piccolo” di Trieste e il “Messaggero Veneto”, di proprietà del gruppo Gedi, è destinato alla chiusura e l’intera attività verrà trasferita a Padova. Era in attività da appena 6 anni dopo la dismissione delle rotative di Trieste e Udine e il loro accorpamento all’Isontino. Da luglio era previsto il trasferimento del personale non interessato a prepensionamenti nel centro di Padova.

Accanto al corpo del suicida, nell’ufficio del centro, i carabinieri hanno trovato un biglietto in cui il caporeparto chiedeva scusa per il gesto. Le preoccupazioni dei lavoratori per questo cambiamento andavano avanti da circa un anno. Ora le rappresentanze sindacali del Piccolo e del Messaggero Veneto hanno avallato l’ipotesi per cui il tragico gesto sia stato compiuto “esclusivamente in relazione alla situazione lavorativa”.

Le Rsu e tutti i lavoratori del gruppo Rcs nell’esprimere solidarietà e vicinanza alla famiglia hanno osservato che “il settore della stampa quotidiana e periodica è da anni al centro di una gravissima crisi strutturale, complicata dalla decennale crisi economica che ha colpito tutti i settori produttivi. Molte testate grandi e piccole hanno chiuso i battenti, così come molti centri stampa”.

Da alcuni mesi la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) sta denunciando la perdita negli ultimi 5 anni di circa 2700 posti di lavoro giornalistici. In merito all’episodio di Gorizia la Fnsi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una riflessione “su politiche aziendali che spingono le aziende, ormai ovunque, a trattare il bene informazione con criteri esclusivamente ragionieristici. Viene fatta così passare in secondo piano la qualità del prodotto, il radicamento del territorio e anche la dignità del lavoro sempre più ridotto a merce e delle persone ormai pedine da spostare senza criterio sullo scacchiere dei risparmi, degli accorpamenti e dei tagli indiscriminati”.

La notizia ha colpito profondamente le redazioni de “La Stampa”, “Il Secolo XIX”, “Il Tirreno”, “La Gazzetta di Mantova”, “La Nuova Gazzetta di Modena”, “La Nuova Ferrara” e “La Gazzetta di Reggio Emilia” che in questo periodo sono alle prese con una serie di novità a livello organizzativo, lavorativo e grafico intraprese da Gedi News Network di cui è presidente Carlo De Benedetti dopo la fusione tra “La Stampa” e “la Repubblica”.

Le ristrutturazioni dei quotidiani locali riguardano anche il gruppo Rcs di Urbano Cairo e il gruppo Mondadori, che ha ritirato la vendita dei settimanali Confidenze e Tustyle subordinandola all’accordo con i sindacati sui tagli degli stipendi a partire dal primo luglio e all’impegno a rendere compatibile, entro la fine dell’anno, “la struttura dei costi e l’organizzazione del lavoro dei periodici Italia con i trend di mercato per salvaguardarne la sostenibilità”. Non è esclusa infatti la vendita del settimanale storico “Panorama”.

Non c’è pace neppure al quotidiano della Confindustria, “Il Sole 24 Ore”. I comitati di redazione del Gruppo 24 Ore hanno criticato “l’inopportuna tempestività” delle dimissioni dopo un anno e mezzo dell’amministratore delegato Franco Moscetti per il pericolo di una nuova fase d’incertezza con “milioni di euro gettati dalla finestra in un contesto di tagli pesanti, anche per la redazione che ha dimostrato responsabilità con anni di ammortizzatori sociali e decine di prepensionamenti”.

In due anni si sono alternati due amministratori delegati, 3 presidenti, 2 capi del personale e della pubblicità.

Aggiornato il 19 giugno 2018 alle ore 13:07