Usigrai: Di Trapani al terzo mandato

I timori e le preoccupazioni per la composizione del nuovo Consiglio di amministrazione dell’azienda di viale Mazzini sono stati al centro dell’attenzione del sindacato dei giornalisti al congresso dell’Usigrai e nell’incontro con il presidente della Camera, Roberto Fico.

Il cosiddetto partito Rai ha fatto blocco al XV congresso che si è tenuto a Bologna e che ha confermato, all’unanimità, per il terzo mandato il segretario nazionale uscente Vittorio Di Trapani; quest’ultimo si è anche circondato di un esecutivo forte di 9 fedelissimi su undici componenti, facendo anche il pieno in tutte le commissioni statutarie. Unica voce fuori dal coro sono stati i rappresentanti della lista “Pluralismo e libertà”, che ha ottenuto due componenti nell’organo di governo.

Sono stati rilanciati vecchi slogan come “varare una legge per liberare la Rai dai partiti” e difesa “contro l’assalto all’informazione del servizio pubblico”, senza approfondire la nuova realtà del mondo editoriale radio-televisivo, che con l’introduzione del digitale e dei nuovi sistemi tecnologici sta mettendo fuori mercato le obsolete strutture della Rai. Basti considerare l’utilizzo delle nuove valigette di trasmissione, con collegamenti in diretta da qualsiasi luogo.

Per non parlare delle aste sui diritti televisivi dei maggiori eventi sportivi che viale Mazzini ha perduto uno dietro l’altro, dalla Formula Uno al motociclismo, dal tennis al calcio per il quale manca ancora la certezza del salvataggio di “Novantesimo minuto” e della “Domenica sportiva” con la ripresa del campionato fissata al 19 agosto che incombe sui telespettatori.

Il congresso ha parlato soprattutto di politica, senza discutere minimamente della programmazione estiva, fatta di repliche su repliche, non aprendo alcun canale a qualche programma di sperimentazione. Il problema di fondo della Rai è che l’azionista di maggioranza di viale Mazzini è il ministero del Tesoro che controlla oltre il 95 per cento della proprietà e che una legge varata dal premier Matteo Renzi stabilisce che per superare la legge Gasparri il cda è ridotto a 7 membri, di cui quattro eletti dalla Camera e dal Senato, due dall’azionista e uno scelto dai dipendenti tra i 12mila lavoratori dell’azienda.

Per i vertici dell’Usigrai tutte le leggi precedenti hanno portato “ancor più l’azienda del servizio pubblico sotto il controllo del governo e della maggioranza parlamentare”. Anzi, l’attuale legge è sbagliata e non piace nella convinzione che “qualità e competenza resteranno fuori dal prossimo cda”.

Polemicamente si potrebbe osservare che se Michele Santoro entrasse nel cda, essendosi candidato, i vertici dell’Usigrai se la sentirebbero di affermare che al settimo piano di viale Mazzini non è entrata qualità e competenza? Qualcuno al congresso bolognese ha fatto un’altra a domanda: da quanti decenni Beppe Giulietti e la maggioranza governano la Fnsi, l’Ordine, l’Inpgi, la Casagit e tutti gli istituti territoriali? La risposta è scontata: da sempre. E da decenni si parla di riforma delle leggi di sistema, di conflitti d’interesse, di mercato del lavoro in crisi e irregolare, di ristrutturazioni aziendali selvagge. Tra le proposte ripresentate al presidente Fico, il contrasto alle azioni di risarcimento danni temerarie, la cancellazione del carcere per i cronisti, la regolamentazione dei giornalisti presso i gruppi parlamentari.

Aggiornato il 26 giugno 2018 alle ore 10:42