Airbnb nel mirino Ue

Con l’avvio della stagione turistica la Ue richiama uno dei principali operatori del settore, Airbnb, sospettato anche di approfittare della sua posizione dominante: non ha prezzi trasparenti, le modalità di rimborso non sono chiare e alcune clausole del suo contratto con gli utenti sono illegali.

In pratica il gigante degli appartamenti in affitto, attento a fornire soluzioni per tutte le tasche, non è poi così attento nei confronti dei suoi clienti: per la Commissione Ue sta violando le norme a tutela dei consumatori e se entro un mese non si adeguerà, potrebbero scattare sanzioni. “Prendiamo i rilievi della Commissione in seria considerazione e il nostro impegno nei confronti della community è per la massima trasparenza”, replica un portavoce di Airbnb. “Prima di procedere alla prenotazione gli ospiti sono portati a conoscenza di tutte le voci di spesa, inclusi costi del servizio e tasse. Collaboreremo con le autorità per chiarire i punti che sono stati sollevati”.

Federalberghi fa notare, invece, che Airbnb “aveva contestato l’applicabilità della norma italiana sulla cedolare secca, lamentando di non essere in grado di distinguere tra gli host imprenditori e gli host non imprenditori. Oggi la Commissione Europea gli impone di farlo”, sottolinea la Federazione, pronta a “stare a guardare che cos’altro inventerà il portale allo scopo di sottrarsi alla legislazione italiana”. L’anno scorso Bruxelles ha ricevuto oltre 6000 reclami contro la piattaforma californiana. “È solo la punta dell’iceberg”, ha detto la commissaria alla giustizia Vera Jourova, che ha quindi deciso di andare a fondo. “I consumatori devono capire facilmente quanto e per che cosa devono pagare quando acquistano servizi e nei loro confronti vanno applicate regole eque, ad esempio sull’annullamento dell’alloggio da parte del proprietario”, ha detto Jourova.

Ad Airbnb la Commissione contesta diverse pratiche scorrette. La prima riguarda l’opacità sui prezzi: quando si fa una ricerca sul sito non compare il prezzo totale, ma si escludono spese come pulizia o servizio. Per Bruxelles è una delle cose da cambiare subito. Quando non è possibile calcolare il prezzo finale in anticipo, bisogna comunicare “in modo chiaro” al consumatore che potrebbero applicarsi oneri addizionali. Si deve poi indicare chiaramente se l’offerta è fatta da un privato o un professionista, poiché cambiano le norme relative alla protezione dei consumatori. Un’altra parte di contestazioni riguarda clausole del contratto illegali: la società non deve indurre i consumatori ad adire un giudice di un Paese diverso dal loro Stato membro di residenza e non può modificare unilateralmente le clausole e le condizioni del contratto senza informare chiaramente i consumatori in anticipo e senza dar loro la possibilità di rescinderlo. Infine, la politica di Airbnb in materia di restituzioni e rimborsi e la raccolta delle richieste di risarcimento devono essere “chiaramente definite e non devono privare i consumatori dei loro diritti di avvalersi dei mezzi di ricorso disponibili”.

Airbnb deve adeguarsi alle richieste della Ue entro fine agosto, o rischia un intervento sanzionatorio delle autorità nazionali.

Aggiornato il 16 luglio 2018 alle ore 19:31