Omicidio Di Matteo: risarcimento da 2.2 milioni di euro

 

Giuseppe Di Matteo viene rapito, non ancora tredicenne, il 23 novembre 1993. L’obiettivo è intimidire il padre del bambino, Santino, che ha deciso di collaborare con la giustizia. Giuseppe viene tenuto prigioniero per 779 giorni, prima di essere strangolato e sciolto nell’acido. Si tratta di uno dei crimini più efferati e insostenibili orchestrati da Cosa nostra. Ora il tribunale civile di Palermo stabilisce un risarcimento di 2,2 milioni di euro alla madre di Giuseppe, Francesca Castellese, e al fratello del bambino, Nicola.

Per il giudice Paoli Criscuoli, “è stata lesa la dignità della persona, il diritto del minore ad un ambiente sano, ad una famiglia, a uno sviluppo armonioso, in linea con le inclinazioni personali, ad un’istruzione. Beni ed interessi di primario rilievo costituzionale che, pertanto, trovano diretta tutela, anche risarcitoria”. Sono stati versati 400mila euro come provvisionale. Il risarcimento è stato addebitato al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, a Benedetto Capizzi, Cristoforo Cannella, Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e al pentito Gaspare Spatuzza. Sono sati tutti condannati per l’omicidio. Non disponendo beni, tutti sequestrati, i boss non potranno pagare. Così il denaro sarà attinto dal fondo speciale dello Stato per le vittime di mafia. 

 

 

Aggiornato il 23 luglio 2018 alle ore 14:59