Mille e non più mille

Papa Francesco si difende assai male dalle accuse di ipocrisia e connivenza con la lobby dei vescovi che difendono e coprono i preti pedofili. Che viene definita in malafede “lobby gay”, mentre forse andrebbe connotata per quel che è: mafia del silenzio. Nonostante il coro di difensori d’ufficio e di calunniatori autorizzati di monsignor Carlo Maria Viganò scatenatisi sui giornali e in tivù dopo che il documento firmato dall’arcivescovo che fu Nunzio negli Stati Uniti è apparso dalle colonne de “la Verità”, e al netto della tara che si può fare sull’impostazione editoriale di quel giornale, resta il fatto che un simile macigno di accuse non si rimuove con due slogan alla Luigi Di Maio dette in diretta tivù a reti unificate. La conduzione politica e terrena, si badi bene “non quella pastorale”, della Chiesa cattolica fatta da Papa Francesco sembra fatta apposta per inverare le profezie più cupe di Nostradamus: “Mille e non più mille”.

Da una parte si gioca solo in difesa ma ci si fa schiacciare dai nemici e si beccano un sacco di gol e anche di autogol. Con le visite pastorali in mezzo mondo che si trasformano non più in occasioni per predicare la parola di Dio, quanto piuttosto per chiedere scusa alle vittime dei preti pedofili in ogni parte del mondo. Una specie di #MeToo ecumenico. Dall’Irlanda al Cile, passando per gli Stati Uniti, l’Australia, l’Africa e anche in Italia non è che siamo messi benissimo, è un rito continuo di mea culpa per i reati di decine di preti pedofili e per altrettanti monsignori che li hanno protetti. Una situazione grottesca, da una parte, al limite delle barzellette da anti clericali di fine Ottocento. E, dall’altra parte, l’illusione di mettersi a capo di un ipotetico (ma assai esiguo) partito pro migranti in Italia e in Europa.

Una miscela esplosiva che rischia di scardinare la fiducia residua dei fedeli che in chiesa si vedono sempre di meno. Se a questo aggiungiamo questa mania del dialogo con l’Islam, che però perseguita i cristiani senza che il Papa dedichi molta attenzione a questa circostanza, in quasi tutti i Paesi di fede mussulmana − senza neanche il quasi − ci si rende conto perché anche le paure millenaristiche cominciano a prendere corpo. In questa drammatica impasse che potrebbe anche finire con le dimissioni di Bergoglio e con il record di tre pontefici  cattolico-romani vivi in giro per il mondo, a proposito del dialogo con l’Islam ci sono anche i teologi ultra fondamentalisti cristiani che parlando  di pedofilia fanno notare come proprio la religione di Maometto sia molto meno sensibile al problema. Ammettendo il fenomeno delle spose bambine che poi si basa sul fatto – forse al limite del leggendario – secondo cui Mohammed si sposò con la bambina Aisha, sua ultima moglie, quando lei aveva sei anni. Consumando il rapporto quando ne compi nove. E i teologi ultra ortodossi e nemici del Papa – e della lobby di cui sopra – ironizzano sul fatto che non sia questa la vera ragione dell’insistita ricerca del dialogo, per altri versi quasi impossibile, con l’Islam.

Aggiornato il 04 settembre 2018 alle ore 13:58