Verdiglione deve morire? al governo non interessa

martedì 2 ottobre 2018


Ma Armando Verdiglione deve proprio morire sacrificato sull’altare giustizialista dell’attuale Guardasigilli grillino?

A giudicare dallo svolgersi  degli eventi si direbbe di sì. Ostaggio di una feroce burocrazia – che serve da paravento alla mentalità manettara di un ministro come Alfonso Bonafede secondo cui la certezza del diritto, quella della pena e quella della detenzione carceraria dovrebbero essere tutt’uno – Verdiglione si trova adesso in una specie di lager ospedaliero, cioè il reparto carcerario dell’ospedale San Paolo di Milano. E continua a perdere peso e non alimentarsi. Oggi siamo a quota sessanta chili. Verdiglione da libero ne pesava 84. E la vicenda umana dello psicanalista che fu l’allevo prediletto di Jacques Lacan sta cominciando ad assomigliare tragicamente a quella del povero Stefano Cucchi, il tossicodipendente romano fatto morire come un cane nel reparto carcerario dell’ospedale Sandro Pertini dopo essere stato massacrato di  botte. Forse  da persone che oggi sono sotto processo a Roma per omicidio preterintenzionale. Un tossicodipendente e piccolo spacciatore  da strada, da una parte, o uno psicanalista accusato di circonvenzione di incapace e truffa, dall’altra , per lo stato a trazione grillin-leghista fanno poca differenza. In galera e così sia. È lo slogan magico. Come “abracadabra”. Si sentono troppo spesso esponenti di governo esprimersi come coatti borgatari ed auspicare che chi viene preso per un reato “marcisca in carcere” o che “si butti la chiave”.

Il risultato di questo impoverimento culturale di cui si fanno belli su Facebook con le dirette ossessive e quasi giornaliere i vari Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e compagnia cantante si vede nella maniera con cui poi i burocrati dei vari ministeri si rapportano con la gente comune. Nella fattispecie a Verdiglione per ben tre volte è stato rifiutato il differimento della pena o la messa agli arresti domiciliari – e a 74 anni avrebbe il diritto di scontare il residuo pena così – in attesa della decisione del tribunale di sorveglianza che dovrebbe avvenire non prima del 13 dicembre. Data cui Verdiglione potrebbe giungere da cadavere.

In questo orrendo rimpallarsi le responsabilità i burocrati di via Arenula e della magistratura giocano a  palla con il destino di una persona che si trova in questa situazione perché condannato per evasione fiscale, truffa e circonvenzione di incapace. Tutte accuse che sono diventate verità processuali dopo iter a dir poco tortuosi. Con il pg di Cassazione che aveva addirittura chiesto l’annullamento di tutte le sentenze precedenti. Ma questo a chi, come il ministro Alfonso Bonafede, si è formato – invece che sui testi di Cesare Beccaria o sugli studi di Cicerone – sugli spettacoli di Beppe Grillo o sui libri pieni di certezze colpevoliste di Marco Travaglio, evidentemente non fa alcun effetto.


di Dimitri Buffa