La valorizzazione e la scoperta eco-turistica dei patrimoni liquidi

martedì 9 ottobre 2018


La diffusione dell’ecoturismo in tutto il territorio della nostra penisola è un fenomeno che potrebbe generare consistenti entrate dando un nuovo valore ai beni materiali e immateriali che caratterizzano il patrimonio dei nostri territori. Unire sensibilizzazione e tutela del paesaggio ha un valore aggiuntivo se ad una visione etica del turismo aggiungiamo la valorizzazione e la conoscenza di un bene fondamentale ed essenziale per tutti gli esseri umani, quale è l’acqua. La scoperta del territorio va inserendosi all’interno di meccanismi di tutela ed educazione ambientale applicando una riduzione dei consumi con l’introduzione, ad esempio, di riduttori di flusso ed altre tecnologie per il risparmio idrico, sensibilizzando sia il personale che i clienti di una determinata struttura o contesto geografico all’uso idrico responsabile e ove possibile, raccolta e riutilizzo delle acque piovane.

L’Italia è un patrimonio idrico fluviale da scoprire. Mari, fiumi e laghi. Il successo delle attività turistiche passa attraverso l’acqua. Il tema della gestione delle risorse idriche rappresenta un elemento fondamentale che può decretare il successo o meno della stessa capacità attrattiva delle aree da valorizzare. Diversi sono gli aspetti da considerare: dalla tutela della balneazione, che può richiedere adeguate infrastrutture fognario depurative oltre ad una gestione ad hoc, alla presenza di un adeguato numero di fontane e case dell’acqua, sino alla creazione ed al mantenimento delle zone umide, capaci di attirare un flusso turistico con forti motivazioni ambientali e naturalistiche. In questo scenario, la questione della gestione delle risorse idriche, diventa una questione globale, proprio come lo è il turismo. I due fenomeni non possono essere considerati indipendenti: le iniquità nel consumo dell’acqua nelle località turistiche, sono spesso caratterizzate dalla privazione delle comunità locali dell’acceso e uso dell’acqua; dalla mancata tutela e protezione dei diritti sull’acqua da garantire alle popolazioni residenti; dallo spreco e da un consumo sproporzionato alle necessità, a fronte di milioni e milioni di persone sulla Terra senza accesso all’acqua potabile.

Far divenire protagonisti della scoperta e della conoscenza diffusa canali e corsi d’acqua è una ricetta fondamentale per contrastare la crescente e inarrestabile cementificazione e impermeabilizzazione del territorio, il fenomeno di perdita degli invasi idraulici e la conseguente velocizzazione di tutte le acque, che tanto contribuiscono ad aumentare i fattori di rischio idraulico e la vulnerabilità del territorio, in particolare quello di montagna. L’insostenibilità della situazione creatasi negli ultimi decenni ha fatto maturare la necessità di ricercare un nuovo equilibrio tra uomo e territorio, tale da portare a ripensare i corsi d’acqua nell’ottica di dotarli di più spazio, recuperando la naturalità come mezzo primario per ridurre il rischio idraulico, in alternativa ai soliti e costosi interventi di “artificializzazione” e cementificazione delle sponde dei fiumi.

È sorto così un modello innovativo di pianificazione territoriale, ispirato al rispetto della funzionalità specifica dei corsi d’acqua e da cui si possono trarre grandi vantaggi in termini di sicurezza ambientale e di mitigazione del rischio idraulico. Pur trattandosi di una ricetta inequivocabilmente più lungimirante, medio e lungo periodo, di tanti approcci adottati in passato, in quanto ridà spazio e ossigeno ai fiumi, potenziando la loro specifica funzionalità nell’ecosistema, va sottolineato che questo modello trova ancora difficoltà a diffondersi, a causa dei diversi interessi in gioco, non sempre attenti alla tutela dei beni comuni. Promuovere un turismo ecologico, rispettoso e sostenibile, che può certamente favorire la creazione di posti di lavoro, sostenere l’economia locale e ridurre la povertà. E non per ultimo, applicare conoscenza, ricerca storica, antropologica e far vivere agli studenti e visitatori la storia delle nostre “peculiarità idriche”, come le comunità umane si relazionavano con il patrimonio liquido divenendo civiltà dell’acqua, un’avventura culturale che allarga la mente, un insostituibile esperienza conoscitiva della realtà. Il corso d’acqua, il fosso, la siepe, l’area umida, la palude, il bosco, il prato stabile, il percorso ciclabile compongono infatti la struttura d’integrazione più congeniale per l’esplorazione e la riscoperta del paesaggio architettonico, culturale e rurale.

Vi sono dunque ragioni ambientali, paesaggistiche, di sicurezza idraulica, ecologiche, economiche e socio/antropologiche che pongono il corso d’acqua al centro dei futuri processi di pianificazione territoriale. La tutela integrale del corso d’acqua è il principio cardine per uno sviluppo sostenibile e consapevole del territorio. Senza questa consapevolezza, il processo di pianificazione e lo sviluppo di un territorio sono privi di una visione: rischiano di divenire preda di una gestione miope, attenta solo a difendere gli interessi privati e particolari a scapito della collettività. Un aiuto in tale direzione proviene dalla recente approvazione di una risoluzione che propone la nascita, lo sviluppo e la diffusione di una rete mondiale di musei sull’acqua. La risoluzione è stata ufficialmente presentata dal Consiglio intergovernativo del Programma idrologico internazionale dell’Unesco dai Paesi Bassi e sostenuta da Canada, Italia, Portogallo, Grecia, Ungheria, Svizzera, Iran, Marocco, Tunisia, Cuba, Messico, Ecuador, Paraguay, Argentina, Senegal, Ghana, Nigeria, Sudan e Zambia, attraverso le delegazioni permanenti delle varie nazioni all’Unesco.

L’idea è quella di diffondere nuovi approcci interdisciplinari che sposino turismo, economia, sociologia e scoperta storica attraverso il progetto del “Global Network of Water Museums” che in Italia trova la sua manifestazione nel Water Museum of Venice. Un progetto che mira a mettere insieme le testimonianze più significative dei frammentati patrimoni e “universi liquidi” grazie ad una piattaforma on-line innovativa, volta a facilitare la localizzazione, la scoperta, la storia e la visita dei siti. Il Water Museum of Venice è anche un progetto di museo “diffuso”: un museo volto a creare una rete di istituzioni e soggetti che gestiscono i patrimoni tangibili e intangibili plasmati dall’uomo in luoghi dove l’acqua è l’elemento dominante, valorizzando e facendo conoscere l’importanza di tale elemento vitale. Il Water Museum of Venice costituisce dunque una sfida per costruire un futuro migliore: si rivolge a cittadini e amministratori che hanno a cuore la preservazione della qualità di tutte le acque, superficiali e sotterranee, unitamente ai patrimoni storici in grado di raccontarci e rievocare la loro relazione con il bene “acqua”. Sostiene il progetto il Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua, un’associazione senza fini di lucro nata nel 1996 per promuovere una riflessione etica sugli usi sostenibili dell’acqua e sulla Cultura dell’Acqua. Il Centro è attivo per cercare soluzioni alla crisi globale dell’acqua e per diffondere comportamenti nuovi e più consapevoli verso l’acqua intesa come “bene” e patrimonio della collettività da preservare per le generazioni future.


di Domenico Letizia