Caso Lodi, i bambini tornano in mensa

I bambini partecipano nuovamente alla mensa scolastica. Dopo giorni di polemiche, a Lodi tutti i figli di immigrati che non avevano la possibilità di accedere al servizio per una decisione della sindaca leghista Sara Casanova, pranzeranno con i loro compagni. La vicenda ha avuto, inevitabilmente, un’eco politica. Matteo Salvini ha difeso la scelta della prima cittadina. Luigi Di Maio e Roberto Fico hanno rilasciato dichiarazioni più morbide. Non a caso, il ministro dell’Interno ha “suggerito” a Fico di continuare a fare “il presidente della Camera”.

Il caso Lodi ha messo in moto una gara di spontanea solidarietà. Infatti, grazie alla raccolta fondi nazionale organizzata da “Uguali doveri”, un coordinamento di cittadini lodigiani, le famiglie dei 180 bambini immigrati potranno pagare il buono mensa. Le donazioni, provenienti da tutta Italia, hanno superato i 60mila euro.

La raccolta ha dato voce alle persone indignate per la scelta del Comune di obbligare i genitori stranieri a produrre una documentazione troppo complessa da reperire nei paesi d’origine per potere usufruire delle agevolazioni sul buono pasto. Per queste ragioni, le famiglie di immigrati, che vivono e lavorano regolarmente da anni in Lombardia, non potendosi garantire il pagamento della tariffa piena, hanno deciso di mandare a scuola i loro figli con un panino. Non solo. I bambini, esclusi dalla sala mensa, hanno consumato il loro pasto in un’aula diversa. Alcuni genitori hanno portato i figli a casa durante il pranzo.

La somma raccolta ha consentito di pagare la differenza tra quanto avrebbero pagato in base al loro reddito Isee e la tariffa massima, almeno fino a dicembre. Valentina Tronconi, tra i promotori del coordinamento, “ha detto che prima di poter riequilibrare la situazione ci vorrà del tempo. Per adesso abbiamo informato le famiglie che ci avevano contattato. Ma ci sono ancora molti genitori che non sanno di questa possibilità, di questo aiuto e continuano a portare i figli a casa nella pausa pranzo”. Il coordinatore della protesta degli immigrati Abdelrahman El Saidm, denuncia che sia “impossibile produrre certificati su tutte le loro proprietà nei Paesi di provenienza. Su circa 300 domande per ora state ne sono state accolte solo 5, cosa che si ritiene inaccettabile”.

Aggiornato il 16 ottobre 2018 alle ore 13:47