“Emergenza Sorrisi” per la cooperazione sanitaria internazionale

Da oggi quattro bambini in più possono contare su un nuovo sorriso. Sono stati operati durante “Il trattamento delle labiopalatoschisi e attività di cooperazione internazionale”, il workshop organizzato dall’Ong “Emergenza Sorrisi”, in collaborazione con Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Omceo di Roma e “Sanità Informazione”, tenutosi all’interno del congresso “Patient First: Conventional surgery and surgery first”, organizzato dalla Fondazione del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”.

Fabio Massimo Abenavoli, Presidente di “Emergenza Sorrisi”, ha effettuato ben quattro interventi di chirurgia complessa in diretta su pazienti iracheni arrivati a Roma qualche giorno fa: accompagnati da Aws Adel, chirurgo maxillofacciale, direttore dell’Ospedale regionale di Nassiriya e presidente “Emergenza Sorrisi Iraq”.  Il medico iracheno, durante i lavori, ha ricordato come la labiopalatoschisi sia un problema molto diffuso in Iraq. “In dieci anni di attività e missioni a fianco di “Emergenza Sorrisi” abbiamo visitato almeno 5000 bimbi con labbro leporino, e operato 1300 di loro. Nel nostro Paese c’è molta carenza di medicinali, strumentazioni per le diagnosi e per le operazioni, ma soprattutto di medici qualificati. Grazie all’impegno di “Emergenza Sorrisi” e al percorso avviato con Abenavoli oggi ho potuto trasferire molte competenze e conoscenze al mio team”, ha ricordato Adel.

“L’ospedale regionale di Nassyria è diventato nel tempo un vero punto di riferimento per la labiopalatoschisi, e rappresenta un’eccellenza in Iraq” ha precisato Fabio Abenavoli, che è anche coordinatore della Commissione Solidarietà e Cooperazione internazionale dell’Omceo Roma. “Emergenza Sorrisi opera in questa nazione da dieci anni e grazie alle missioni chirurgiche, ai corsi di formazione per i medici locali e alle campagne di sensibilizzazione è stato possibile consolidare i rapporti di collaborazione col ministero della Sanità, per creare a Nassyria un centro di riferimento nazionale per il trattamento delle malformazioni congenite”. 

“Una buona sanità internazionale è possibile grazie all’impegno di tutti, e alla promozione di momenti di dialogo come questo, dove è possibile cogliere l’importanza dell’intensificare la rete di collaborazioni internazionali”. A ricordarlo è stato Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e Consigliere Omceo Roma coordinatore Area rapporti con i comuni e affari esteri. “Credo che la medicina possa essere uno strumento per promuovere lo sviluppo del dialogo tra i popoli. Vogliamo favorire la conoscenza e l’eccellenza della medicina italiana tra i medici nei nostri Paesi di origine, per portare queste competenze nei Paesi in cui operano. I medici formati potranno a loro volta diventare ambasciatori dell’eccellenza medica italiana nel loro Paese e alleviare le sofferenze dei bambini e di numerosi pazienti in lista d’ attesa, specialmente in Siria, Libia, Palestina, Sudan, Somalia, Yemen, ed in Africa”.

Ad aprire i lavori è stato Sandro Pelo, direttore della Uoc di Chirurgia maxillo facciale, della Fondazione Policlinico universitario “Agostino Gemelli”. Il workshop è proseguito poi con l’illustrazione del progetto congiunto “La buona sanità internazionale”, fatta da Foad Aodi; a seguire, è intervenuto Abenavoli con un approfondimento su “La medicina nei Paesi in via di sviluppo: La chirurgia delle labiopalatoschisi in un unico tempo”. “Servono più telemedicina, aggiornamento professionale e corsi di pratica per insegnare ai medici in loco”, hanno sottolineato Aodi e Abenavoli.

Massimo Di Giannantonio, direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria della facoltà di Medicina dell’Università di Chieti e consigliere “Emergenza Sorrisi”, ha raccontato invece la difficoltà di nascere con una malformazione congenita nei Paesi in via di sviluppo, soffermandosi in particolar modo sul vissuto dei genitori.

Il workshop non s’ è limitato a trattare il tema solo dal punto di vista degli addetti ai lavori: dell’importanza di rendere accessibile a tutti un delicato problema genetico malformativo ha parlato Roberto Giacobbo, giornalista scientifico, collaboratore Rai e scrittore; mentre  Luciano Moia, capo redattore di “Avvenire” e coordinatore dell’inserto “Noi famiglia e vita”, si è soffermato sul tema “Etica e Comunicazione”.

Aggiornato il 30 ottobre 2018 alle ore 16:36