Il venerdì non è così “nero”

Vi sarà capitato in questi giorni di girare per le vie dello shopping cittadino e imbattervi nella scritta “Black Friday” sulle vetrine. Ma di cosa si tratta esattamente? In pratica, per 24 ore, i negozi applicano dei fortissimi sconti sulla merce, per invogliare i clienti ad acquistare, incrementando così le proprie vendite. L’usanza è americana. E, come tutte le tradizioni statunitensi, è diventata un evento anche nel nostro Paese. Bisogna chiarire subito che il termine “Black Friday” ovvero “il venerdì nero” non ha un’accezione negativa, anzi. L’aggettivo “black”, infatti, indica il colore nero dei bilanci in attivo degli esercizi commerciali nella giornata di sconti, in contrasto con il colore rosso dei giorni in perdita. Si tratta in sostanza, per i commercianti, del giorno più remunerativo dell’anno. La tradizione risale al 1924 quando Macy’s, la catena nata nel 1858, organizza a New York una parata, il venerdì successivo al giorno del Ringraziamento, per festeggiare l’inizio del periodo natalizio.

Da quel momento l’usanza si è ripetuta e diffusa, coinvolgendo sempre più attività commerciali. Ha conosciuto un’esplosione negli anni Ottanta, grazie anche all’economia rampante degli Stati Uniti di Ronald Reagan e, con il passare del tempo, ha assunto anche un significato sociale ed economico importante. Osservando i dati delle vendite si ottiene un quadro significativo della salute economica statunitense e delle tendenze di mercato. Il successo è stato graduale ma rilevante, anche grazie alla crescita esponenziale dello shopping online. Secondo una ricerca di Adobe, durante il “Black Friday” del 2017, sono stati spesi online quasi 5 miliardi di dollari, segnando un incremento del 16,9 per cento rispetto all’anno precedente. Non male se si pensa che questi pochi giorni di risparmio aiutano i conti dei negozianti ma anche quello dei clienti. Perché non approfittarne?

Aggiornato il 22 novembre 2018 alle ore 18:23