Incendio al Tmb Salario, si teme il rischio diossina

La nube che si è levata dopo l’incendio del Tmb Salario spaventa i cittadini della capitale. Ieri, un capannone dell’impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti è andato in fiamme, dopo le 4 del mattino. La causa del rogo è ancora ignota. Lo deve accertare la Procura, che ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. Frattanto, l’odore acre di bruciato si avverte in diverse zone di Roma. Dal Salario al Nomentano, da piazza Bologna fino alla basilica di San Giovanni e al centro storico.

L’incendio è stato domato in una decina di ore, grazie all’intervento di 40 vigili del fuoco arrivati sul posto con 12 squadre e un mezzo aeroportuale. L’assessore all’Ambiente Pinuccia Montanari ieri ha invitato a “tenere chiuse le finestre”. La zona più infestata dal fumo è stata naturalmente quella intorno allo stabilimento, da ieri blindato dalle forze dell’ordine. Tra Fidene e Villa Spada. Legambiente ha intenzione di sporgere denuncia alla Procura per disastro ambientale.

Ieri il Comune ha rilanciato una nota dell’Arpa che tranquillizzava i residenti sulla scorta dei primi dati raccolti: “Al momento, le misurazioni effettuate dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale non hanno registrato valori fuori norma”. Ma per escludere i rischi servirà tempo. Secondo il direttore generale dell’Arpa Lazio, Marco Lupo, “sicuramente c’è stato un impatto ambientale, come avviene in tutti gli incendi di questo tipo, non si può negare. Allo stato non possiamo escludere la presenza di diossina nell’aria. I risultati delle analisi non arriveranno prima di venerdì. Non possiamo escludere che la nube sia tossica. Le analisi della mattina erano di alcune centraline non nelle immediate vicinanze del rogo e hanno testato altri valori”.

Aggiornato il 12 dicembre 2018 alle ore 12:47