Non solo stadi sicuri

C’è l’accusa di omicidio a carico di ignoti. C’è un indagato, a Milano, a piede libero e tre tifosi che restano nel carcere di San Vittore, accusati di rissa, lesioni aggravate, lancio di razzi.  Per il Gip Guido Salvini (l’esperto di Calciopoli) si è trattato di “azione di tipo militare, non di uno normale scontro tra gruppi di tifosi”. Il “rosso”, capo del gruppo degli ultrà interisti “Boys”, Marco Piovella, Daniele Belardinelli “Dede”, il leader morto degli ultrà della curva nord di Varese “Blood and Honour” e un francese della “Populaire Sud Ultras” di Nizza sono i personaggi principali sui quali si concentrano le indagini sugli scontri nello stradone che dalla Tangenziale Ovest porta allo stadio Meazza. Gli scontri milanesi e quelli del giorno dopo sul parcheggio di un autogrill vicino Firenze, tra tifosi del Torino che andavano a Roma e quelli del Bologna che viaggiavano verso Napoli, lasciano un profondo segno nel mondo del calcio con aspre polemiche, soprattutto dopo il ripetersi dei cori razzisti sugli spalti. Bisogna interrogarsi se interrompere le partite (durante Inter-Napoli, Carlo Ancelotti aveva chiesto una pausa temporanea, come prevede il regolamento Uefa) o addirittura sospendere il campionato, in presenza di fatti di particolare gravità. Cosa occorre fare per interrompere l’escalation di violenze in difesa e la sicurezza dei tifosi che amano il calcio e di tutti i cittadini che abitano nei pressi dei luoghi delle grandi manifestazioni sportive? Tante le diagnosi. Non solo, quindi, stadi sicuri. Va fatta una profonda riflessione da parte dell’intero mondo sportivo e delle autorità preposte all’ordine pubblico. Per gli inquirenti ci sono elementi probanti che in occasione della partita Inter-Napoli si sia verificato un combattimento di estrema gravità per la dinamica con la quale è stato preparato. La guerriglia, secondo le testimonianze e i video, sarebbe stata preparata minuziosamente. Venti auto in fila sono partite da un pub punto di ritrovo in zona Fiera, dirette in colonna verso Corso Sempione per intercettare i pulmini degli ultrà del San Paolo, segnalati dalla Questura di Napoli.

È stata fatta anche l’ipotesi che il secondo obiettivo degli ultrà interisti era l’assalto al Commissariato San Siro, colpito già nel 2017, durante il corteo per la morte dell’ultrà laziale Gabriele Sandri. L’investimento di “Dede”, l’ultrà gemellato di Varese, avrebbe mandato a monte lo sviluppo del piano dopo il combattimento di via Novara da parte di cento, centocinquanta scalmanati armati e incappucciati che avevano trovato le armi in alcuni sacchi presso il parco di via fratelli Zoia. Il via agli scontri è stato un colpo di petardo e il lancio di fumogeni. La dinamica sembra chiara: guerriglia urbana. In testa tutti i capi: dal “rosso” dei Boys Marco Piovella, laureato al Politecnico e titolare di uno Studio Lighting Design, indagato a piede libero e rilasciato, i vertici dei “Viking” e degli “Irriducibili”, il direttivo delle curve interiste. I reati? Rissa, lesioni aggravate, omicidio a carico d’ignoti. Uno degli ultrà presenti, il 21enne Luca Da Ros, ha raccontato tutto sugli incidenti. Il lungo elenco di violenze, aggressioni (anche agli arbitri delle serie minori), intolleranze verbali, cori razzisti, striscioni infamanti evidenzia che il male non è stato sconfitto o circoscritto. Le maschere con il volto di Koulibaly del San Paolo hanno voluto significare la riprovazione ai cori razzisti mentre gli ultrà di tutta Italia si sono uniti nel ricordo di “Dede”.

Le regole ci sono e vanno rispettate. Per i colpevoli pene certe. Per il bene di tutti.

Aggiornato il 02 gennaio 2019 alle ore 19:23