Terremoto in Vaticano per la riforma dell’informazione

Riflettori puntati sulla Sala stampa vaticana, sull’Osservatorio romano e sul dipartimento per la Comunicazione della Santa Sede. Anno nuovo, squadra che si rinnova. Con polemiche e mugugni. Tutti, però, a ringraziare Papa Bergoglio per le nomine, per le dimissioni accettate. Stima, affetto, spirito di servizio “alla Chiesa che tutti accomuna”. Le dichiarazioni pubbliche sono state tutte improntate alla più profonda comprensione per l’operazione riguardante la riforma del sistema della comunicazione in Vaticano. In realtà, non era mai accaduto un così profondo cambiamento. Anzi, negli ambienti bene informati delle segrete cose vaticane, si vocifera che all’interno della Città sia in atto un duro braccio di ferro per la conquista dei posti chiave della comunicazione. La direzione del dicastero per la Comunicazione è strategica, agendo in stretto contatto con la segreteria di Stato. Per il controllo della Sala stampa passano tutte le notizie che riguardano il Pontefice e le comunicazioni ufficiali che si riferiscono all’attività della sede apostolica. Dirigere il quotidiano “L’Osservatore romano” consente di stare in contatto con la curia e trasmettere le indicazioni che poi diverranno sviluppate e diffuse dal giornale dei vescovi, “L’Avvenire”. Non si era mai verificato che in un solo colpo si dimettessero il direttore e la vice della Sala stampa: il giornalista americano Greg Burke e la giornalista spagnola Paloma García Ovejero che erano subentrati al gesuita Federico Lombardi nel luglio 2016.

I due giornalisti hanno lasciato l’incarico dal primo gennaio, in una fase di transizione della comunicazione vaticana, ritenendo che sia “meglio che il Santo Padre sia libero di riunire una nuova squadra”. Dall’ovattato fraseggio abituale della Chiesa traspare il tentativo di far apparire meno sconvolgente la trasformazione in atto. I fatti sono più crudi. Il giornalista cattolico e di lunga esperienza Rai Paolo Ruffini (nipote del cardinale Ernesto), nominato segretario della comunicazione ha convocato a fine anno, a sorpresa, il giornalista Giovanni Maria Vian, comunicandogli che sarebbe stato sostituito, immediatamente, dal professore di liceo Andrea Monda, divenuto popolare per un programma di “Tv2000”, la televisione dei vescovi. Pubblicista, collaboratore di “Civiltà cattolica”, aveva lavorato per un istituto bancario. Il Papa, contemporaneamente, ha nominato il giornalista vaticanista del quotidiano “La Stampa” Andrea Tornielli, direttore della direzione editoriale del dicastero della Comunicazione. Spetterà a lui, che ha pubblicato un libro-intervista al Papa, il coordinamento del settore. Giovanni Maria Vian è stato nominato dal Papa direttore emerito del giornale che aveva diretto per undici anni. Tornielli era subentrato a monsignor Dario Edoardo Viganò, costretto alle dimissioni per le polemiche sulla “censura” di una parte della lettera del Papa emerito Benedetto XVI sulla recensione (non fatta) dei libri di Papa Francesco. Per completare il giro, in Sala stampa è arrivato, ad interim, il giornalista Alessandro Gisotti, già vicedirettore alla Radio vaticana, collaboratore di padre Lombardi.

Anno nuovo, nuove avventure. La riforma è partita in salita in un anno denso di appuntamenti importanti per la Santa Sede che chiedono il massimo sforzo e la massima unità di comunicazione. Dalla lunga gestione del giornalista spagnolo Joaquín Navarro-Valls (ritiratosi nel 2006, dopo essere stato più di un portavoce di Papa Giovanni Paolo II), si è registrato un lungo elenco di dimissioni.

Aggiornato il 04 gennaio 2019 alle ore 19:51