Non solo Cesare Battisti. Sono ventisette i terroristi, neri e rossi, ancora latitanti, dodici dei quali solo in Francia. È il dato ufficiale del Dipartimento di Pubblica sicurezza. Durante gli anni di piombo ne sono scappati a centinaia. Una cinquantina è rimasta nella lista dei ricercati per anni. C’è chi ha scelto i Paesi sudamericani: Brasile, Nicaragua e Perù. Altri il Giappone e la Gran Bretagna. Ora il numero di chi dovrebbe ancora scontare anni di carcere si è dimezzato. Ma il governo vuole “riportarne indietro quanti più possibile”. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sostiene che “sarà più che un appello, saremo convincenti. Se qualcuno protegge i terroristi, siano rossi, siano neri o bianchi, fa il piacere di restituirli all’Italia. Otterremo la galera per gli assassini che se la godono altrove”. Il Viminale lavora alla nuova documentazione che verrà consegnata alla Francia. Il ministero della Giustizia francese replica affermando che “le richieste di estradizione che riceveremo nei prossimi giorni dalle autorità italiane, saranno oggetto di analisi approfondite, caso per caso, come accade da una quindicina di anni”.

Tra i terroristi latitanti figura chi ha aperto un ristorante, come Maurizio di Marzio, chi fa il traduttore e insegna l’italiano come Giovanni Alimonti, chi ha lavorato per una casa editrice di fumetti come Roberta Cappelli, chi è stato già graziato da Nicolas Sarkozy per motivi di salute, come Marina Petrella. Nel 2002, con il mandato europeo entrato in vigore, avviene la svolta: Paolo Persichetti viene riconsegnato al nostro Paese. Bisogna ricordare che l’Italia ha più volte tentato di riavere indietro Alessio Casimirri. Si tratta del brigatista che ha fatto parte del commando che ha sequestrato Aldo Moro e ucciso gli uomini della scorta.

Aggiornato il 16 gennaio 2019 alle ore 13:46