I bacchettoni di una nuova imbecillità

venerdì 15 marzo 2019


Non c’è che dire. Certi “maestri del pensiero” sarebbe meglio che tacessero sempre. Se trattano i fatti del giorno li deformano. Se danno indicazioni le danno sbagliate.

C’è una stampa che pare abbia per ruolo naturale favorire, aiutare, spingere la gente a farsi delle idee sbagliate, ad imboccare vie balorde del pensiero sui fatti della vita, togliendo lucidità e valore ad idee e giudizi della pubblica opinione.

Prendiamo le cronache giudiziarie. Avete mai letto sui giornali ammonimenti ad andarci piano con le attribuzioni di colpevolezza? Se vi è capitato siete molto fortunati ed è segno che leggete giornaletti che hanno più redattori che li scrivono che persone che li comprano e li leggono. C’è una assoluzione dell’imputato o degli imputati di un delitto? Il titolo sarà di esplicita riprovazione: “Caso tal dei tali, un omicidio senza autore”.

Chiaro no? Ci vuole un colpevole. Aver ritenuto che chi ne era stato imputato era innocente è come dire che non c’è un delitto, che il morto non è morto, o, al più, si è suicidato. Assolvere qualcuno è far fare un passo indietro alla giustizia. E, poi, ci sono delitti di cui non si possono ipotizzare attenuanti. Hanno inventato il “femminicidio”. Il fenomeno della crescita dei delitti di violenza contro le donne credo sia indiscutibile. Ve ne possono essere diverse spiegazioni possibili. Il fenomeno in sé è grave. Ed allora tutti i femminicidi sono i più gravi e non è lecito parlare di attenuanti. Il femminicida non può essere stato provocato, non può essere un seminfermo di mente, se è un marito, quali che siano i torti, gli sbeffeggiamenti, i tradimenti ricevuti dalla vittima, sarà sempre e solo un femminicida, “se no si torna al delitto d’onore” (lo abbiamo inteso proprio in questi giorni).

Si torna al “delitto d’onore” se si afferma che quel tal marito non era un violento abituale, che la moglie gliene aveva fatte di tutti i colori. Che si trattava di una violenza a lungo repressa, di una reazione ritardata, che quel “femminicida” era stato a lungo incapace di normali reazioni. Un delinquente, certo. Ma un po’ diverso dal solito tipo.

Le aggravanti e le attenuanti dei reati esistono e sono previste dai Codici perché colpa e responsabilità di delitti di ogni genere siano quanto più corrispondenti ad un gradino di una razionale scala di gravità. Ma se un delitto è “di moda”, sembra che non ci possono essere attenuanti. Se no si torna indietro negli anni e nei secoli. In realtà si torna indietro nell’intelletto. Così la corruzione. È di moda. Quindi un sindaco che ha accettato un invito a pranzo da un imprenditore è colpevole. Non solo. Non deve avere attenuanti nemmeno se il pranzo era un panino con una birra. Se no si finisce per rimettere in piedi Tangentopoli ed i suoi derivati e le sue moltiplicazione ed esagerazioni.

Le attenuanti ci devono essere solo per i reati che, invece, sono sempre “tenui”, magari un po’ commoventi. Non ci deve essere furto con l’attenuante della tenuità della refurtiva. È un fatto conseguenza delle ingiustizie sociali, un caso lacrimevole etc. etc.. Non parliamo di altri reati. Sul caso del quindicenne che ha avuto un figlio dalla professoressa ne ho intese di cotte e di crude, da “esperti” che il Codice penale non lo hanno mai visto nemmeno in vetrina.

Giustizia “per uso alternativo”. Attenuanti No! “Uso alternativo” Sì. E per categoria di reati e di persone, di vittime e di autori. Attenuanti? Aggravanti? Ma che volete scherzare. Sono “sottigliezze da avvocati”. E la gente deve dire quello che pensa o le sembra di pensare e deve essere quello che fa comodo che dica. Se no torniamo al delitto d’onore.


di Mauro Mellini