Non dimentichiamo il dossier sulle esecuzioni capitali in Iran

mercoledì 17 aprile 2019


Si è svolto presso il Senato della Repubblica la presentazione dell’undicesimo rapporto annuale sulla pena di morte in Iran, curato da Iran Human Rights e da “Ensemble Contre le Peine de Mort”. I lavori sono stati organizzati dal senatore Roberto Rampi con la Federazione Italiana Diritti Umani (Fidu).

All’incontro hanno partecipato, oltre a Roberto Rampi, Mahomood Almiry Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights, Antonio Stango, presidente della Fidu, Eleonora Mongelli, vicepresidente Fidu e l’ambasciatore Giulio Terzi, presidente del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”. Durante i lavori è stata fornita l’ultima copia del rapporto sulla pena di morte in Iran, pubblicato dalle Ong e si sono sviscerati i dati raccolti sulle esecuzioni capitali praticate in Iran, anche nei confronti dei minorenni. E’ stato analizzato anche il ruolo dei tribunali rivoluzionari iraniani quali centri di violazione dei diritti umani e giudiziari, nonché le persecuzioni in atto nei confronti di dissidenti, giornalisti e avvocati, quali il recente caso dell’avvocato difensore dei diritti umani Nasrin Sotoudeh.

Durante i lavori l’ambasciatore Giulio Terzi ha ricordato che “gli esecutori dei 30mila oppositori politici nel 1988 si trovano ora al Governo con Hassan Rouhani, come il ministro della Giustizia”. L’Ambasciatore Terzi ha sempre richiamato l’attenzione sui pericoli dell’Iran per il Medio Oriente e per l’intero sistema delle relazioni internazionali. Nel 2018, l’Eccellenza scriveva: “La narrativa che ci viene propinata da molto tempo è che l’Iran è un Paese stabile, che guarda con fiducia al futuro e che vede nell’Italia la porta serena verso il mercato europeo. Questo dogma è stato diffuso senza vergogna. Invece ciò che dimostrano anche le recenti manifestazioni è che l’Iran è fortemente instabile e che il regime viene contestato anche al proprio interno. L’economia continua ad andare a picco perché i soldi vengono usati per folli spese militari che destabilizzano tutto il Medio Oriente. E in tutto questo l’Europa si fa dettare la politica estera verso l’Iran da Teheran stesso”.

Al centro della conferenza anche i metodi di esecuzione utilizzati nel 2018 che a livello globale sono stati: decapitazione, fucilazione, impiccagione e sedia elettrica. In Iran, inoltre, sono state emesse sentenze capitali per lapidazione.

Si è sottolineata l’importanza di continuare a battersi per il caso di Nasrin Sotoudeh, chiesto fortemente dal senatore Rampi. Sotoudeh è un’avvocata iraniana ed era una degli ultimi avvocati difensore dei diritti umani rimasti attivi in Iran. E’ stata condannata per essersi battuta contro un provvedimento di legge che vietava di nominare un avvocato di fiducia alle persone imputate di reati tra cui quelli contro la sicurezza nazionale. Il suo processo si è svolto in contumacia perché le è stato negato anche il diritto di scegliersi un avvocato.

Nel 2012, Nasrin ha vinto il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Nasrin era stata invitata a lavorare con il G7 per creare leggi a tutela dei diritti delle donne, ma è stata arrestata prima del vertice. L’avvocato iraniano ha rappresentato donne arrestate per aver protestato contro la legge che obbliga a indossare l’hijab in Iran, giornalisti, attivisti per diritti umani di alto profilo, persino dei giovani condannati alla pena di morte.

La Federazione Italiana Diritti Umani continua a richiamare l’attenzione sul dossier diritti umani e democrazia in Iran, senza dimenticare lo storico odio del paese fondamentalista nei confronti di Israele. Molti esponenti della repubblica islamica continuano a inseguire il “sogno” della cancellazione dello stato di Israele.


di Domenico Letizia