I Millennials nel mondo da salvare

martedì 18 giugno 2019


In occasione dello spoglio dei risultati delle recenti elezioni europee del 26 maggio, molti commentatori ed esperti non hanno mancato di sottolineare la sorpresa per il netto balzo in avanti del partito dei Verdi che ha ottenuto ben 67 seggi nel Parlamento comunitario, 20 in più rispetto alla tornata elettorale precedente.

Difficile non associare questo successo alle dilaganti manifestazioni studentesche che il 15 marzo scorso hanno invaso le principali città di tutto il mondo per il “climate strike” a dimostrazione di quanto alle giovani generazioni stia a cuore il destino del nostro pianeta e di quanto sia prepotente il loro tentativo di sensibilizzare su questo problema chi, secondo loro, ha il potere di cambiare le cose. Ma il coinvolgimento dei giovani non si limita solo alle occasioni legate alle campagne politiche, ma cerca di agire anche concretamente con azioni pratiche che possano dimostrarsi altrettanto efficaci.

È di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia che nelle Filippine, grazie all’iniziativa del deputato del Partito Magdalo Gary Alejano, primo firmatario della legge, ogni studente della scuola primaria, media e superiore del Paese asiatico avrà l’obbligo di piantare ogni anno 10 alberi come prerequisito per poter proseguire il suo corso di studi.

“Con oltre 12 milioni di studenti delle elementari, quasi 5 milioni di studenti che si diplomano e quasi 500mila che si laureano ogni anno, questa iniziativa, se attuata correttamente, garantirà che almeno 175 milioni di nuovi alberi vengano piantati ogni anno”, spiega Alejano.

E secondo gli esperti, nella peggiore delle ipotesi, e cioè che solo il 10 per cento delle piante sopravviva, questa iniziativa porterà comunque alla piantumazione di 525 miliardi di nuovi alberi in una sola generazione, associando ancora ai giovani studenti un altro passo verso la salvezza del pianeta.

E viene dall’India un’altra lodevole iniziativa, precisamente dallo stato di Assam, dove agli studenti della scuola di Akshar, per avere accesso all’istruzione, viene chiesto di pagare simbolicamente la retta in plastica. In una zona dove la differenziazione dei rifiuti stentava a trovare adesione da parte dei genitori delle povere famiglie locali, sono ora i giovani studenti a dare l’esempio, portando circa 25 pezzi di rifiuti in plastica ciascuno a settimana come contributo alla comunità, migliorando sensibilmente la grave situazione di gestione dei rifiuti nell’area.

Insomma, le iniziative da parte dei giovani ragazzi non mancano, a testimonianza che molto più concretamente delle generazioni precedenti hanno saputo cogliere l’urgenza della necessità di cambiare rotta nell’atteggiamento verso il pianeta trasformandola in azioni concrete.


di Chiara Gulienetti