Arrivano le soldatine

mercoledì 18 settembre 2019


Sono un dinosauro, forse un T-Rex ma pur sempre un dinosauro, ovvero una creatura sopravvissuta ad un mondo migliore, meno politically correct, nel quale i maschietti giocavano con le automobiline e i soldatini e le bambine con le bambole. E Big Jim, che non era una bambola, era il vero amante di Barbie, non quell’ambiguo di Ken, sappiatelo. Su Big Josh non facciamo battute.

Apprendo da Il Giornale l’ultima geniale trovata del politicamente corretto, negli Stati Uniti: le “soldatine”, la versione al femminile dei soldatini di plastica con i quali ha giocato tutta la mia generazione. Oggi, per esempio, una serie del tutto nostrana come quella dell’Atlantic - una ditta che produceva soldatini quasi cinquant’anni fa - nata negli anni Settanta con il nome di “Soldati d’Italia” e comprendente tutte le forze armate del nostro Paese, sarebbe oggi di certo tacciata di “fascismo”. C’era anche una serie dedicata alla Marcia su Roma, pensate un po’, ma anche una con Stalin e la Rivoluzione d’Ottobre e una dedicata ai Viet Cong. Bei tempi quelli, quando ancora ai bambini non avevano risciacquato il cervello!

Adesso siamo arrivati alle “soldatine”, cosa che immagino farà impazzire le alte sfere dirigenti del movimento Lgbt, che finalmente potranno farci giocare i loro pargoli o chi per essi. Del resto donne-soldato sono presenti già da molti anni in numerosi eserciti, quindi…

Tuttavia la Guerra è una cosa da maschi, fatevelo dire dagli Spartani o dai Romani o dai Crociati, e sebbene qualche caso di virago sia esistito, sono eccezioni e non regole. Invece nella nostra tanto vantata società liquida – nella quale vogliono eliminare il liquido – dove ogni cosa si fonde e confonde con le altre, anche i sessi, persino i giochi diventano proteiformi e polimorfi, multisessuali, declinabili in qualsiasi modo e maniera.

Soldatini che talvolta essendo piccole sculture in miniatura hanno tutti i crismi delle opere d’arte, d’una arte divenuta a volte popolare altre volte più elitaria in quanto soltanto per collezionisti, quindi un prodotto a metà tra l’industria e l’artigianato, dove il gioco diviene cultura. Eppure in un mondo gretizzato, cirinnizzato, boldrinizzato, tutto questo viene sempre visto in chiave sessista in un “razzismo inverso”, che trasferisce ogni cosa in un’altra, che non rispetta le identità del singolo individuo ma insegue e persegue la massificazione fluttuante, e tutto ciò anche, forse soprattutto mediante gli oggetti d’uso più comune.

Quindi, dopo le “soldatine” armate di bazooka e fucile d’assalto, aspettiamoci l’inaspettabile, qualcuno di certo in America o altrove lo sta già pensando.


di Dalmazio Frau