Sul green carpet si è chiusa Milano fashion week

A Valentino è stato consegnato dalla star internazionale Sophia Loren il premio Green Carpet Fashion Award, giunto alla terza edizione, organizzato dalla Camera Nazionale della Moda, guidata da Carlo Capasa, che ha fatto della sostenibilità una priorità in questa edizione di Milano Fashion Week. Il premio è mirato a riconoscere lo sforzo di esponenti della moda e stilisti verso le politiche “green”. Sulle passerelle milanesi il tema ambiente è stato ampiamente trattato: Giorgio Armani ha ispirato la sua collezione Emporio Armani all’aria, nei colori tenui (dal cipria al verde acqua, dai celeste mescolati ai “greige”) e nelle linee fluide sfioranti il corpo. Sono gli accessori a dare il tocco metropolitano e deciso per una donna sempre più consapevole della maggior purezza dell’ambiente. L’energia solare è stata celebrata da Missoni: ai bordi della piscina dei Bagni Misteriosi ha sfilato una collezione leggerissima in maglia, tanto fine da avere la consistenza e la trasparenza del tulle. Il che consente infinite sovrapposizioni. Con il buio che cala (un effetto luce naturale), modelle e modelli hanno concluso lo show sfoggiando una pila a batterie solari con la forma del sole.

La moda dunque guarda con più attenzione ai messaggi che veicola come Daniela Gregis, bergamasca, che da tempo ha conquistato i mercati internazionali, dagli Stati Uniti al Giappone. “La mia collezione nasce dal miele, dai lavori manuali come la moda artigianale, discorso che da sempre portiamo avanti”, ha detto la stilista. Nel chiostro di Sant’Ambrogio hanno sfilato morbide silhouette per donne e uomini di tessuti naturali, dai colori tenui che vanno dal panna al celeste cielo alle calde tonalità della terra, ravvivati da spruzzate di colore, da copricapi africani, borse, cesti di frutta e biscotti. Un omaggio alla qualità, al ben fatto. E un inno all’Italia, per le orgogliose capacità artigianali e creative, è stata la collezione di Ermanno Scervino, stilisti che nel made in Italy hanno sempre creduto. La conferma arriva da una collezione che ha presentato, con grande gusto, l’intimo come abito pubblico, tratto distintivo della maison, con materiali d’eccellenza come piume realizzate con pizzi valenciennes. Di giorno lo stile è piuttosto androgino, mentre la sera organze e pizzi plissettati esaltano la sensualità femminile attraverso giochi di trasparenza.

La manifattura perfetta ed accurata della collezione Fendi, presentata stavolta sotto la sola direzione di Silvia Venturini Fendi, conferma il valore del concept e della qualità italiani sebbene il marchio, nato decenni fa dalle cinque sorelle Fendi, ormai è di proprietà di una multinazionale. “La collezione, seguita da centinaia di persone – ha detto Silvia Venturini Fendi – è nata da emozioni di viaggi lontani”. Una collezione che vuol far sognare donne giovani dal gusto deciso. In passerella, perfette le giacche leggere come piuma con lavorazioni quasi arabesche.

La moda è “un mestiere senza tempo che insegue sempre il tempo, dove oggi è già domani e spesso dopodomani”. È il credo di Lavinia Biagiotti, figlia d’arte della regina del cachemire Laura Biagiotti, la prima a sfilare in Cina. Al Piccolo Teatro, alla presenza anche di Vincenzo Spadafora, ora ministro dello Sport e della Gioventù, in passerella ha sfilato un gioioso guardaroba all’insegna della leggerezza, dei colori vivaci come il rosa fucsia e il giallo (senza mai dimenticare il bianco). Un presente che gioca col passato con gli “abiti da bambola” evidenziati da fiocchi da applicare sui capelli. Un presente che guarda al futuro con il lancio di un nuovo profumo “Forever”, perché “il profumo – ha dichiarato Lavinia ricordando le parole della sua amata madre – è l’abito dell’anima”. Lavinia ama sia Milano che Roma, ma se la città meneghina più che mai si afferma città mitteleuropea e punto di riferimento mondiale per la moda, cosa fare per rilanciare Roma, ormai decadente? A questa domanda la Biagiotti risponde dicendo di credere nel sistema made in Italy, che è fatto di varie realtà e luoghi. Risposta diplomatica, anche se non è lei che cambierà il destino della Capitale, ormai in caduta libera anche nel settore moda. Fatto sta che molti talenti come Mario Dice, formatosi in alcuni atelier romani d’alta moda, si è trasferito a Milano e con successo ha presentato la sua ultima collezione, un omaggio al 1969 con l’uso di stampe mimetiche mirabilmente contaminate con preziosi ricami.

Una riflessione però sorge alla fine di questa settimana di collezioni. Le proposte sono state di gusto, di fattura accurata e con un ritorno per lo più al sobrio, eppure ad assistere in prima fila alle sfilate ci sono state carovane di blogger ed “influencer”, molte ormai milionarie, vestite in maniera improbabile. Come potranno “influenzare” il gusto delle “followers” in visibilio e in attesa delirante all’uscita delle sfilate con questi look così eccessivi e di cattivo gusto? In molti si augurano che il sistema moda si renda conto che i loro beniamini così conciati possano avere un affetto negativo sul pubblico. In primo piano dovrebbero restare le collezioni. Tutto il resto è noia.

Aggiornato il 24 settembre 2019 alle ore 10:53