L’indifferenza fa Scuola

venerdì 8 novembre 2019


La vicenda dei diplomati magistrali – gli insegnanti di scuola dell’infanzia e della scuola primaria – è ormai diventata tragedia esistenziale.

Tragica perché circa 40mila insegnanti saranno elegantemente fatti accomodare fuori dalle classi nella più superficiale indifferenza della politica, della giustizia e dei sindacati. Tale sorte è riservata non solo a chi ha contratti a tempo determinati, peraltro reiterati per anni, ma anche a chi ha raggiunto l’agognato ruolo con incluso l’anno di prova previsto e superato.

Non si vuole ripercorrere la brutale storia della loro vicenda, ma si vuole puntare l’attenzione su una inadeguata mancanza di sensibilità politica dell’attuale compagine governativa che volutamente non affronta la questione: “La vicenda ha trovato soluzione nel concorso straordinario ormai espletato. Nel percorso di trasformazione in legge del decreto scuola sarà possibile inserire il mantenimento in servizio del personale con sentenza di merito”, ha dichiarato il ministro.

Traduzione: non abbiamo intenzione di sanare alcunché e demandiamo il problema all’intero Parlamento. Semplicemente, e senza artifici retorici, significa non decidere. Intanto i docenti diplomati magistrali – molti dei quali hanno una laurea chi in Lettere, chi in Filosofia, chi in Storia, chi in Giurisprudenza chi in Psicologia (si accettano solo laureati in Scienze della Formazione Primaria) – si preparano a fare le valigie perché, a detta di alcuni, non hanno adeguata preparazione dopo che per decenni la scuola li ha utilizzati. Ma chi dovrebbe sostituire queste preziose “risorse umane”? Ecco la risposta: loro stessi!

In una nota del 18 settembre, il Miur scrive che i docenti in possesso di diploma magistrale in attesa di sentenza definitiva (la sentenza è poi arrivata) ed ancora iscritti nelle graduatorie ad esaurimento con riserva “se in base allo scorrimento delle graduatorie (risultassero) destinatari di un contratto di supplenza annuale (possono risultare) destinatari di incarico a tempo determinato con apposizione di clausola risolutiva del contratto”.

Praticamente il Miur dovrà procedere a trasformare il contratto da tempo indeterminato a tempo determinato in barba alle più elementari conquiste lavorative e dopo che anche la Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione contro il nostro Paese perché si sarebbe fatto un uso eccessivo del contratto a tempo determinato in particolare nel settore della scuola mettendo in mora il nostro Paese per la non corretta trasposizione della direttiva 1999/70/CE.

È facile immaginare una infinita serie di ricorsi che porteranno ad un indennizzo di proporzioni enormi per le casse del nostro “Bel paese”.

Si dirà con sconforto: è sempre la Politica! Eh no, perbacco! Già dal 1996 è iniziato il balletto dei ricorsi: chi ha vinto, chi ha perso, poi i vincitori sono diventati vinti e i vinti sono diventati vincitori. Insomma, il caos che ancora oggi continua nonostante l’impegno del ministero a bandire nuovi concorsi i quali, ironia della sorte, non copriranno il fabbisogno dei docenti sia nella scuola secondaria di primo e secondo grado, che ancor di più nella scuola dell’infanzia e in quella primaria.

Anche i nostri giudici – per intenderci quelli della Consulta Plenaria, dei Tar e dei vari e diversi tribunali – hanno fatto chiarezza: si sono dati torto a vicenda in base ad atti da loro stessi prodotti, mostrandosi ligi alle formalità delle leggi ma meno nella sostanza delle implicazioni reali che le loro decisioni hanno provocato: cioè circa 40mila “persone” dovranno essere licenziate!

Voi direte: in tutto questo i sindacati che ruolo hanno e hanno avuto? Nessun ruolo se non la classica passerella di rappresentanza; si sono presentati a briglia sciolta e ognuno ha la propria ricetta e la propria proposta e ognuno ha la propria giornata di sciopero da proporre.


di Salvatore Carcò