Stefano Cucchi: le condanne, il “sollievo” e la polemica

“Forse adesso mio fratello potrà riposare in pace”. È questo il commento di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, dopo la sentenza della Corte d’Assise di Roma, che ha condannato a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale due carabinieri imputati nel processo bis per la morte del giovane. I due militari sono Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati del pestaggio di Cucchi dal loro collega Francesco Tedesco. Di Bernardo e D’Alessandro sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici.

Stefano Cucchi è morto a Roma il 22 ottobre 2009, in una stanza del reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini, dove era ricoverato da quattro giorni dopo essere stato arrestato.

Stefano è stato ucciso – dice Ilaria Cucchi – lo sapevamo. Forse adesso potrà riposare in pace e i miei genitori vivere più sereni. Ci sono voluti dieci anni di dolore ma abbiamo mantenuto la promessa fatta a Stefano l’ultima volta che ci siamo visti, che saremmo andati fino in fondo”. Subito dopo la sentenza, tra la commozione generale, un carabiniere presente in aula le ha fatto il baciamano. l’immagine è stata condivisa sui social network e sulle homepage di tutti i giornali.

Sempre ieri, la seconda Corte d’Assise di appello di Roma ha deciso quattro prescrizioni e un’assoluzione nei confronti dei cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini, sette giorni dopo il suo arresto. Un altro processo legato al caso Cucchi – in particolare alle accuse di depistaggio nei confronti di otto carabinieri – è di recente stato rinviato per l’astensione del giudice incaricato.

Sono stati anni di trincea. Ora avremo un po’ di pace: conforta. Provo un leggero sollievo. Possiamo cominciare a credere nella giustizia”. A dirlo è Giovanni Cucchi, il padre di Stefano, in un’intervista al Corriere della Sera sulla sentenza di ieri. L’uomo racconta il lungo calvario della sua famiglia. “Ricordo l’invito del presidente del Senato Pietro Grasso. Disse: chi sa parli. Iniziò con una piccola crepa, poi la crepa si allargò. E oggi – sottolinea – i magistrati Giovanni Musarò e Giuseppe Pignatone hanno avuto l’audacia e il coraggio di riscattare la giustizia”. “Tutto questo viavai mediatico rinvia l’appuntamento con il silenzio che presto o tardi arriverà, anche se finora, in questi dieci anni, non c’è mai stato il tempo”, spiega Cucchi. “Finora abbiamo dovuto combattere e siamo stati sempre circondati da gente: ci sono stati i media che hanno svolto un ruolo importante, ma quando calerà questo caos allora mi troverò, ci troveremo soli con Stefano”.

Ieri il commento di Matteo Salvini ha suscitato l’indignazione di Ilaria Cucchi. “Se qualcuno ha usato violenza – aveva detto il leader leghista – ha sbagliato e pagherà. Questo testimonia che la droga fa male sempre e, comunque, io combatto la droga in ogni piazza. Io sono vicinissimo alla famiglia, la sorella l’ho invitata al Quirinale. In Italia chi sbaglia, paga: punto”. E ai giornalisti che insistevano per la frase sulla droga, il leader della Lega ha aggiunto: “Sto dicendo che condanno e sono vicino. Per quello che mi riguarda, da senatore e papà, combatterò la droga in ogni ambito in Italia. Lo posso dire? Posso dire che sono contro ogni genere di spaccio di droga? Posso dirlo o dà fastidio?”.

Oggi la Cucchi, in un’intervista a Radio Capital è tornata sulle parole di Salvini. “Che c’entra la droga? Salvini – ha detto – perde sempre l’occasione per stare zitto. Anch’io da madre sono contro la droga. Ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini”.

Aggiornato il 15 novembre 2019 alle ore 16:35