Global Risks Report 2020

Ebbene sì, la generazione degli under 40 si ritiene decisamente preoccupata dell’attuale cambiamento climatico, dei rischi ambientali ad esso connessi, nonché del suo impatto nell’ecosistema per il prossimo decennio.

Tutto ciò emerge dall’ultimo Global Risks Report 2020 del World Economic Forum che ha indagato ed analizzato l’opinione dei nati dopo il 1980 sugli attuali rischi globali. Quasi il 90 per cento dei giovani intervistati, infatti, ritiene che nel 2020 si aggraveranno le ondate di calore estremo, la distruzione degli ecosistemi e gli impatti dell’inquinamento sulla salute. In generale, poi, ad emergere è la preoccupazione che l’impatto dei rischi ambientali, entro il 2030, sarà più catastrofico e più probabile. Dsds – dsds

Il Global Risks Report è un Rapporto che viene pubblicato ogni anno prima del World Economic Forum di Davos (quest’anno in programma dal 21 al 24 gennaio), proprio per valutare i prossimi e probabili rischi di un mondo che ormai cambia troppo velocemente. Cambiamenti che quest’anno spaventano – e al contempo sensibilizzano – una generazione che dell’attenzione al clima sembra averne fatto uno stile di vita ma anche un manifesto politico.

Sviluppato con il supporto del Global Risks Advisory Board del World Economic Forum, in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group e la consulenza della Oxford University, la National University di Singapore e il Wharton Risk Management and Decision Process Center (University of Pennsylvania), il Report traccia quindi una classifica dei rischi globali, stilata in termini di “probabilità” e di “impatto”.

In base alle “probabilità”, al primo posto nella Top five sono gli eventi meteorologici estremi, al secondo il fallimento dell’azione sul clima, al terzo i disastri naturali, al quarto la perdita della biodiversità, al quinto i disastri ambientali provocati dall’uomo. Per quanto riguarda, invece, “l’impatto” al primo posto sale l’azione sul clima, al secondo le armi di distruzione di massa, al terzo la biodiversità, al quarto i fenomeni meteorologici estremi, al quinto la crisi idrica.

Il Global Risks Report 2020, poi, pone l’accento sui “nuovi equilibri del potere”. Il risultato è un panorama geopolitico incerto, in cui le nazioni guardano a opportunità e sfide da una prospettiva unilaterale, rimarcando come “quelle che una volta erano certezze relative alle strutture delle alleanze e dei sistemi multilaterali, si stanno sgretolando poiché gli stati hanno iniziato a mettere in discussione il valore dei modelli consolidati, ad adottare posizioni più nazionaliste per il perseguimento di obiettivi individuali e a valutare le possibili conseguenze geopolitiche del decoupling economico”.

Non meno preoccupante è la valutazione circa le debolezze macroeconomiche e le disparità finanziarie che “hanno continuato a intensificarsi nel 2019, aumentando il rischio di stagnazione economica. Dazi contenuti, prudenza fiscale e solidi investimenti globali, una volta ritenuti fondamentali per la crescita economica, stanno cedendo il passo alle politiche nazionaliste praticate dai leader”. Anche i margini per lo stimolo monetario e fiscale “sono più ridotti rispetto agli anni precedenti alla crisi finanziaria del 2008-2009, con la conseguente incertezza sul funzionamento delle politiche anticicliche”.

Ad ogni modo, ciò che dovranno sicuramente tener conto i leader mondiali nella riunione della settimana prossima è il passaggio secondo cui “il mondo non può più attendere che la nebbia dell’incertezza geopolitica e geo-economica si sollevi per affrontare le sfide. Nell’arco di un anno, tutto sarà aggravato da una ‘polarizzazione’ in aumento. Uno scenario complesso esposto a rischi molteplici: dalla frammentazione politica, all’emergere dei nazionalismi, fino alla continua crescita delle disuguaglianze economiche e sociali”.

Insomma, più che un manifesto politico sembra essere un grido di attenzione. Ma forse questo ancora non è chiaro.

Aggiornato il 16 gennaio 2020 alle ore 11:56