I fumi fanno male, bisogna vedere quali: parla Pagliari

Scrive il Campidoglio: “Considerato il persistere a Roma degli elevati livelli di inquinamento da Pm10, rilevati dalla rete urbana di monitoraggio e validati dall’Arpa Lazio, e la previsione di perdurante criticità per i prossimi giorni, è stata disposta per domani (oggi, ndr), 17 gennaio, la limitazione alla circolazione veicolare privata nella Ztl. Fascia Verde. La limitazione riguarderà tutti i veicoli privati alimentati a gasolio che non potranno circolare nella Ztl. Fascia Verde di Roma in due fasce orarie. Nello specifico l’ordinanza sindacale stabilisce la limitazione della circolazione dalle ore 7.30 alle 10.30 e dalle ore 16.30 alle 20.30 per tutti gli autoveicoli diesel da Euro 3 fino a Euro 6.

Tanto l’inquinamento non accenna a diminuire, caro Campidoglio, e noi per questo siamo andati a cercarci un vero esperto della questione, nel caso servissero consigli utili a qualcuno e non si sapesse bene a chi rivolgersi. Abbiamo chiesto ad Enrico Pagliari, ingegnere dei trasporti, specializzato in pianificazione della mobilità e coordinatore dell’area tecnica dell’Aci, se questi blocchi del traffico possono servire a qualcosa: Questi blocchi non sono scientificamente né tecnicamente giustificabili - spiega Pagliari - perché c’è stato un grosso progresso tecnologico delle auto soprattutto gli Euro delle ultime generazioni, i 6 e anche i 6 di prima e di seconda generazione. Quelle in vendita adesso sono gli ultimi modelli ed è dimostrato da prove concrete, dal progetto Green Ncap per i consumi e le emissioni dei veicoli. Un cugino di Euro Ncap che dà le stelle sulla sicurezza delle auto, che dopo una serie di test oggettivi indipendenti dal costruttore, da 5 stelle se il veicolo è sicuro, una stella se ci sono grossi problemi. Dallo scorso anno, sempre in quell’ambito, Aci è coinvolta direttamente perché è un socio del consorzio, sia di Euro Ncap che di Green Ncap, facciamo una serie di prove più severe di quelle delle normali omologazioni e indipendenti dai costruttori perché un organismo a sé stante, e diamo le stelle alla sostenibilità del veicolo, dando un giudizio complessivo e due sottogiudizi, uno relativo alle emissioni, quindi quanto inquina il veicolo e secondo l’efficienza se c’è un discorso di contenimento energetico. I diesel Euro 6 di seconda generazione vanno fuori scala, non emettono niente come si dice ingegneristicamente. Addirittura hanno emissioni confrontabili con i veicoli elettrici.

Non c’è proprio nessuna forma di emissione?

Solo il rotolamento dello pneumatico sull’asfalto o la frenata con i freni a disco che emette delle polveri sottili che hanno sia il veicolo elettrico che quello alimentato tradizionalmente a benzina o diesel che sia. Le emissioni di un diesel come quello della Mercedes Gla hanno preso voti altissimi, paragonabili a quelli della Nissan Leaf completamente elettrica.

Quando è avvenuto il vero cambiamento negli anni per le nostre autovetture in termini di sostenibilità?

Il grosso salto tecnologico è avvenuto tra “Euro 3” e “Euro 4” dove c’è stato, se andiamo a vedere le tabelle di emissione da legge, sin dall’Euro 3 fino ad una riduzione di un 50 per cento di tutti gli inquinanti dal CO2 al NOX, alle polveri sottili. Allora come Aci, forti del discorso che il parco auto italiano purtroppo è vecchio, tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11 anni e 4 mesi circa dati del primo gennaio 2019, lo vediamo dai nostri archivi poiché gestiamo il pubblico registro automobilistico che è un database con tutti i veicoli in circolazione in Italia e da questo emerge questa età delle autovetture che è più alta della media europea che è intorno ai 9 anni e la nostra è in invecchiamento come la nostra popolazione. Dal 2010, siamo passati da un’età media di 8 anni e qualche mese a più di 11 anni, l’ultimo dato acquisito. In questo parco auto ben il 35 per cento circa, più di un’auto su tre, è Euro 0, 1, 2 o 3. Quelle inquinano. Allora, piuttosto che andare a penalizzare le auto nuove, magari del signore che si è appena comprato la macchina con tanti sacrifici, un “Euro 6”, e che si vede bloccato il suo veicolo e ridotta anche la valenza economica del suo investimento, concentriamo su questo 35 per cento. Invece, con questo provvedimento si criminalizza il diesel, invece sicuramente un “Euro 4” se andiamo a vedere le tabelle inquina di più. Aggiungiamo poi che un veicolo nuovo è mantenuto meglio di un veicolo vecchio e sicuramente ha un rendimento in termini di emissioni migliore.

Nessuno più penserà di comprarsi un’auto nuova, a cosa serve fare il sacrificio di un prestito a lunga scadenza, già quando una macchina esce dal negozio perde una buona fetta del suo valore e in più va incontro a questi problemi inaspettati.

Certamente, con questi provvedimenti si ottengono gli effetti contrari, andrebbe rinnovato il parco auto ma così perché nessuno poi compra più una macchina nuova? Quindi rimaniamo con le macchine vecchie e seguitiamo a inquinare di più, non trascurando poi il discorso sulla sicurezza, perché il veicolo vecchio è anche più insicuro di quello nuovo. Abbiamo i nostri dati statistici che ci dicono che il conducente di un’auto di 11 anni o comunque di un’auto vecchia, ha una probabilità in caso di incidente rispetto ad un’auto nuova, di rimanere gravemente ferito o peggio rimanere morto, 5 volte superiore, quindi altro che sostenibilità.

Sembra poi che ad inquinare siano solo le automobili.

Bisogna agire in più direzioni, non si può quindi prescindere dal dire oggi chiudo e tutto il resto? Aria condizionata, riscaldamento, produzione di energia elettrica che viene prodotta con i fossili soprattutto in Italia e nella zona centrale, andrebbero presi provvedimenti anche sul traffico. Chiudere al traffico senza dare soluzioni alternative è un placebo, infatti in questi giorni sembra che nonostante il blocco sia aumentata la concentrazione delle polveri sottili, quindi non si è risolta la causa primaria. Sul traffico andrebbe fatta una pianificazione efficace, siamo d’accordo che ci sono troppe auto, ma non è che risolviamo il problema del traffico trasformando tutto il parco dall’oggi al domani in elettrico, non abbiamo risolto il problema delle congestioni. Andrebbe fatto un serio discorso organico di pianificazione verso forme di mobilità più sostenibili, dall’incentivare le percorrenze pedonali, incentivare l’uso delle biciclette, a limite con le opportune accortezze anche le nuove forme di mobilità microelettrica, ma soprattutto rafforzare il trasporto pubblico. Allora in un quadro organico di piano urbano dalla mobilità sostenibile dove ci sono veri e importanti interventi allora in quel caso posso paradossalmente arrivare a dire in alcune zone della città non passano più auto. Ci si sposta con queste altre modalità. Trovo più coerente un discorso programmatorio, pianificatorio che da anni non si vede, non fa parte dei cromosomi italiani che vivono sempre nell’emergenza, ma certe cose in realtà dovremmo pianificarle, programmarle per tempo. Poi ci tengo a dire riguardo alla nostra tipica incapacità di programmare per tempo i cambiamenti che questo avrebbe delle importanti ricadute economiche sulla nostra società. In Italia parecchia economia dipende dall’automotive, da tutto l’indotto. Non abbiamo più una casa costruttrice primaria, ma facciamo i freni per tutte le case costruttrici del mondo, i clacson, le tappezzerie, e così via. Il 90 per cento dei freni vengono da un’azienda di Bergamo, lo stesso i clacson che usa la Mercedes o una marca americana vengono da una fabbrica italiana, quindi c’è un indotto che andrebbe salvaguardato, andrebbero dati loro dei tempi per riconvertirsi e non agire di punto in bianco perché ci sono anche qui in gioco dei posti di lavoro.

@vanessaseffer

Aggiornato il 17 gennaio 2020 alle ore 18:16