Sanremo: il primo Festival Lgbt contro la violenza e le censure

Boicottare è sempre sbagliato. Boicottare Sanremo è da castigamatti. Da settant’anni il Festival della canzone è la vetrina dei vizi e delle virtù italiane: ci sono saliti Gigliola Cinquetti e Domenico Modugno, ma anche Luigi Tenco e Dalida. Una storia d’Italia in note musicali con il suo sapore nazional-popolare alla Nilla Pizzi e alla Orietta Berti, quello degli intramontabili talenti come Mina e Iva Zanicchi, o delle scapigliate Nada, Caterina Caselli, o delle ragazze del Piper come Patty Pravo. Il festival delle minigonne, delle scalze, delle teatrali alla Anna Oxa, degli urlatori alla Claudio Villa. E poi i gruppi, i complessi, i Giganti, i Dik Dik, gli stranieri, ma anche le ombre con Mia Martini e la cronaca nera. Il Paese normale e i figli dei fiori, la famiglia italiana e le rivoluzioni. Politica e canzoni, vincitori e scandali sotto il cielo del santo con gli intramontabili, a cominciare da Lucio Dalla.

Per cinquant’anni con Pippo Baudo il Festival è stato il palcoscenico della Balena Bianca, la Dc della Rai di Bernabei ed Agnes, il centro cattolico, i conservatori, poi il ribaltone e la canzone italiana nella mani dei Dem, prima coi “Capitani coraggiosi” Gianni Morandi e Claudio Baglioni e a seguire coi più militanti Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, fino all’exploit di questa edizione eccezionale, la prima a tutto femminismo, sessismo, gender e transgender, dopo edizioni di canzoni ritoccate quando non si poteva dire neppure Gesù bambino.

Questo invece è il primo Sanremo dichiaratamente femminista e non più velatamente Lgbt. Il tema forte è infatti il femminicidio, la violenza contro le donne anche del mondo arabo con Rula Jebreal, che l’ha spuntata sulle polemiche, con Gessica Notaro, testimonial sulla pelle, con le canzoni rosse di Emma Marrone. Fino al massimo, fino al pugno nello stomaco, fino al “cantante” Junior Cally che inneggia allo stupro e non chiede scusa a nessuno, anzi, “riscriverebbe i suoi testi tali e quali”, come ha detto. Da “non ho l’età” al rapper romano che canta la cruda realtà.

Il Sanremo 2020 è uno spaccato della società di oggi e in divenire, dalle canzonette per mamme e casalinghe, dai motivetti per mogliettine e fidanzatine, dalla felicità di Al Bano e Romina Power alla realtà cupa, gotica e al di là delle regole. A guidare il palco delle nuove proposte e voci di casa, Amadeus, con una rotazione di vallette, partners, colleghe, amiche, scegliete voi il lessico adeguato poiché già sono volate polemiche contro il conduttore. Il quale non è solo in questa sfida, lo affiancano Fiorello e Tiziano Ferro, ospiti fissi, uno per ridere e l’altro per cambiare. È il cantante di Latina, che non prenderà una lira ma darà tutto a due associazioni, il simbolo al tempo stesso della grande canzone e delle nuove libertà. Non chiedetemi un parere, io non ho l’età.

Aggiornato il 05 febbraio 2020 alle ore 18:36