Vogliamo una Papessa

giovedì 12 marzo 2020


Tempi tristi per la Chiesa Cattolica. Molto peggio di quando cinque secoli or sono avevamo l’eresia luterana – che poi è la stessa che tanto è in simpatia a Jorge Bergoglio, alias il Vescovo di Roma – i calvinisti, peggio del Prete di Guarcino, persino peggio dell’Homo Selvatico… e dei giacobini.

Non bastava la Commissione Episcopale Italiana, no… adesso si sono inventati anche lo sciopero globale delle donne cattoliche, volto ad ottenere la loro uguaglianza ovviamente nella Chiesa cattolica.

Il “Catholic Women Strike” inizierà ufficialmente domenica 3 maggio prossimo e durerà tutto il mese con boicottaggio di celebrazioni e funzioni religiose, astensione dal volontariato e altre simpatiche iniziative. Con tali manifestazioni, si vuole ottenere una totale uguaglianza delle donne nella Chiesa cattolica e tutti coloro che aderiranno indosseranno soltanto abiti di colore bianco.

Il “Catholic Women Strike” chiede tra l’altro di “riformare l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità perché esso rifletta la complessa realtà dell’esperienza vissuta, il primato della coscienza e le esigenze pastorali del popolo di Dio; trasformare l’insegnamento e la pratica della Chiesa per porre fine a tutte le oppressioni delle persone Lgbti, delle persone nere, delle persone impoverite e di quelle marginalizzate nell’interezza della loro identità; creare strutture e processi che, basati sulla competenza di tutti i cattolici – e specialmente delle donne – portino tutta la Chiesa a una giusta valutazione degli abusi sessuali commessi dal clero e delle coperture garantite allo stesso”.

E pensare che io, e qualche altro nostalgico come me ancora pensiamo alle donne, alle grandi donne della Chiesa, rappresentate da figure di straordinaria levatura culturale, sociale, etica e quindi religiosa; mistiche della magnitudine di Santa Teresa d’Avila, erboriste come Hildegard von Bingen e tante altre, oppure pensiamo a tutte quelle suore senza nome che lungo i secoli hanno dedicato la loro vita ai più bisognosi. Non sono forse grandi, eccezionali donne della Chiesa cattolica loro? Loro che hanno avuto come modella la “donna” per eccellenza, quella Miriam della casa di David che due millenni fa ha dato alla luce del mondo, la Luce del Mondo. Loro no, loro sono il movimento “Maria 2.0” che già dal nome si presenta come una nuova release digitale, pertanto virtuale, di un qualcosa che non è altro se non l’ennesimo tentativo di scardinare il Sacro dalle fondamenta stesse di questa civiltà postmoderna dimentica di ogni valore. Loro e i partecipanti alle altre dodici associazioni che organizzano il “Catholic Women Strike” si sentono “membra minori” della Chiesa. E pensare che si dice Dio scelga sempre i più piccoli.

Forse se avessero studiato meglio la stessa storia della Chiesa cattolica una simile sciocchezza non l’avrebbero espressa, ma tant’è. Comunque il problema si risolve rapidamente e in maniera piuttosto semplice, se tante donne (non credo siano poi così tante) ritengono di non dover più sottostare a quelle che alcune tra loro hanno definito un dominio “patriarcale”, “assegnato al prete maschio”, è sufficiente aderiscano a una delle innumerevoli congregazioni protestanti dove lo status di sacerdos è conferito anche al sesso femminile. Basta, tutto qua e fine dei discorsi.

Per teorizzare lo sciopero, poi, arrivano addirittura a scomodare la Lisistrata di Aristofane. Peccato che quell’astensione greca, voluta dalle donne, spose e madri per far terminare la trentennale guerra del Peloponneso, comportò l’astensione di qualcos’altro di molto più piacevole per l’umanità tutta. Le donne greche si astennero dal sesso con i loro uomini, quindi le femministe cattoliche faranno altrettanto dalle pratiche religiose? Ci sarebbe una salace risposta in vernacolo romano, ma la evito per carità cristiana, anzi cattolica, semplicemente ricordando loro che la “Papessa Giovanna” è una leggenda, e che soltanto due donne ressero le sorti del Trono di Pietro – politicamente beninteso – la prima fu Lucrezia Borgia e la seconda quasi due secoli più tardi, Olimpia Pamphilj Maidalchini. E lo fecero in maniera eccellente, meglio di tanti uomini, quindi di cosa si lamentano le “duepuntozero”?

Forse di non raggiungere quell’altezza e in questo caso avrebbero ragione.


di Dalmazio Frau