La Scuola è morta, viva la Scuola

venerdì 27 marzo 2020


Pretendere di trasferire la scuola dentro un computer è come pretendere di fare il teatro in televisione. Si può fare, ma non è più teatro, è un’altra cosa, è tivù.

Mai stato così vicino ai miei studenti e alle famiglie come in questi giorni di aule vuote e di scuole chiuse. E non ho bisogno di videoconferenze per interagire o per aiutare e sostenere i miei allievi. Mi basta esserci. Esserci in tutti i modi in cui la poesia sa essere dentro la vita. Per chi sa “sentirla” e vederla.

Ieri, giovedì 26 marzo alle 15,30, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che personalmente stimo e apprezzo molto per il suo impegno quotidiano alla guida del dicastero della scuola, ha svolto al Senato un’informativa sulle iniziative prese e da prendere per l’anno scolastico in corso. Ottima iniziativa e bel dibattito.

La didattica a distanza, però, fatta con i computer e gli smartphone, i tablet e le webcam, è un fallimento totale e totalizzante. È un delirio. Va detto senza infingimenti. I ragazzi, più per necessità che per scelta, a causa di questa finzione di didattica a distanza, passano l’intera giornata, cioè ore e ore, ininterrottamente, davanti agli schermi dei telefoni cellulari per poi trasferirsi davanti al monitor del pc e poi prendendo il tablet e poi, per distrarsi, vanno a giocare alla PlayStation e, infine, per disperazione, accendono la tv. Fortunati gli studenti che, in tale frangente, non hanno la possibilità economica o non possiedono in casa questi strumenti elettronici, virtuali e digitali.

Fermate, vi prego, questa pratica inutile, dannosa e alienante. State distruggendo la scuola... State devastando il cuore e la testa delle persone. Anzi, diciamola tutta: nei giorni del Covid-19, la scuola è morta.

Cari Tecnocrati, ma non avete capito che cosa sta succedendo nel mondo? Ma avete capito che situazione stiamo vivendo a causa del morbo che uccide e devasta? Qual è il compito della scuola in tale frangente doloroso è terribile? È quello di alienare i ragazzi con le videoconferenze e le videolezioni? Con la messa in scena di un mondo finto e ipocrita? Ma siete dei pazzi?

C’è un’ottusità di fondo nella testa di qualche tecnocrate perché, evidentemente, non sono capaci di immaginare alcunché senza computer. Sono dei veri e propri totalitari. La loro logica è quella del film “Metropolis” di Fritz Lang. Si può dissentire? È ancora legale il dissenso?

La didattica a distanza dovrebbe essere immaginata senza computer. Allora, in quel caso, sì. Lasciate i docenti liberi di adottare la libertà d’insegnamento prevista è sancita dalla nostra Costituzione. Si dovrebbe educare alla responsabilità. Bisognerebbe educare alla libertà. Ci vuole creatività. Non burocrazia. Non tecnocrazia. Non alienazione. I danni di questi giorni non si potranno più risanare. Bisogna immaginare... ideare... inventare... perché “la scuola è amore”. La scuola è vita. La scuola è Bellezza.

Ci vuole calma... e tanta pazienza. Basta con la scuola della fredda macchina, del delirio smartphone, tablet e pc. Basta con la tecnocrazia. La distanza non si colma con l’alienazione della tecnocrazia. Vedo intorno a me crescere l’alienazione. E guardo fuori... e mi guardo dentro. La scuola non è dentro un computer. È dentro le persone, è dentro di noi, dentro il cuore degli studenti.

Ho scritto un libro, “La scuola è amore”, per spiegare tutto questo.

C’è un disagio diffuso che attraversa docenti, allievi e genitori. Per mille motivi e per mille ragioni. Questa situazione non è sostenibile. È falsa e falsata. Sono disponibile per approfondire la questione. Ed entrare nel dettaglio. Vorrei fare lezione all’aria aperta, portare gli studenti sulla spiaggia, lungo un sentiero di montagna, davanti a un lago, in una pineta, per toccare la corteccia con le mani e assaporare il profumo della vita vera.

Ripeterò fino allo sfinimento: la scuola non è dentro un computer. La scuola è vita. La scuola è amore. La scuola è uno spettacolo dal vivo, vero, in carne ed ossa. La scuola virtuale e digitale è apparenza senza sostanza. È tutto finto. È una presa in giro. Qui si confonde lo strumento con il fine. E il fine è e resta la persona, l’essere umano, l’Uomo (inteso sia come individuo che come Umanità).

La macchina, la penna, la lavagna in ardesia, il quaderno, la Lim, il libro di testo, il tablet, il pc, sono soltanto mezzi, strumenti, oggetti. Non possono diventare il fine da perseguire. Questo accade quando accade il peggio: si confondono i mezzi con i fini. E il fine (la tecnocrazia) giustifica i mezzi (uomini divenuti strumenti).


di Pier Paolo Segneri