Coronavirus: ecco le soluzioni per i pazienti in dialisi

Come si affronta il pericolo pandemico per chi soffre di insufficienza renale cronica? L’emergenza sanitaria ha reso complicato il regolare trattamento dialitici negli ospedali o nei Cal (Centri di assistenza limitata) del proprio Comune di residenza. Ogni singola terapia dura solitamente per tre-quattro ore consecutive e viene effettuata per tre volte alla settimana in stanze dove effettuano la terapia dialitica anche numerosi altri malati. Si sarebbe potuta offrire una soluzione a questo problema, che avrebbe consentito una maggiore serenità e la possibilità di ridurre in modo significativo gli altissimi rischi di contagio dovuti all’elevato numero di persone con cui è necessario entrare in contatto per effettuare i trattamenti di dialisi ospedaliera. Infatti molti malati non hanno sofferto di questo problema in quanto effettuano la dialisi peritoneale. Questa modalità di effettuare la terapia dialitica però non è una soluzione per tutti. Non è, infatti, praticabile per coloro che, per precedenti interventi chirurgici addominali, non posseggono i requisiti per poterla praticare.

Un’alternativa alla dialisi peritoneale è offerta dalla metodologia della emodialisi extracorporea domiciliare. Anche se l’innovazione tecnologica da alcuni anni ha reso disponibili delle innovative macchine digitali che consentono, in modo agevole e senza modifiche all’impianto elettrico e idraulico domestico, di effettuare la dialisi presso il proprio domicilio, questa modalità terapica non si è diffusa. Come mai? Sulla base delle testimonianze raccolte da pazienti e dai post del gruppo Facebook “Emodialisi Domiciliare: questa sconosciuta!”. La scarsa diffusione dell’emodialisi extracorporea domiciliare è da imputare innanzitutto alla mancanza di informazione su questo tipo di terapia.

Tra i vantaggi sociali che l’apparecchio per effettuare la dialisi nel proprio appartamento consente è quello di agevolare, rendendola più flessibile, la gestione dei tempi da dedicare al lavoro e quello da dedicare alla terapia. Relativamente alla qualità della vita personale non è irrilevante la possibilità di effettuare la dialisi domiciliare anche in trasferta: durante le vacanze estive o per viaggi anche di minore durata. Ai vantaggi relativi alla qualità della vita vanno assommati i vantaggi in termini di miglioramento complessivo della salute nei pazienti che la praticano. A tale riguardo nella ricerca coordinata dalla dottoressa Chiara Brunati pubblicata nel 2017 e relativa a 12 pazienti dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano i risultati sono stati i seguenti.

In 10 pazienti su 12 con il passaggio a NxStage, apparecchio utilizzato per la emodialisi domiciliare, si è avuta una riduzione dei farmaci antipertensivi assunti. Vi è stato un miglioramento segnalato da parte di tutti i pazienti, tranne che in un caso, del senso generale di benessere. Si è constatato un netto miglioramento della capacità di recupero delle attività usuali dopo la seduta dialitica. Dieci pazienti su 12 con la emodialisi domiciliare hanno presentato un incremento del senso di appetito”. Segnalo che il reparto di nefrologia dell’ospedale Niguarda Ca’Granda è uno dei centri italiani che negli anni hanno seguito un numero significativo di pazienti in emodialisi extracorporea domiciliare.

Una ricerca internazionale pubblicata nel 2016 che ha riguardato 127 pazienti su 7 centri in 4 paesi europei (Regno Unito, Francia, Italia e Spagna) ha evidenziato che l’emodialisi breve e frequente effettuata a casa usando il sistema NxStage One ha dimostrato di essere un’ottima terapia per questa popolazione di pazienti, preparati con un breve addestramento in ospedale (una media di 17 incontri), dando buoni risultati biochimici e di riduzione del carico terapeutico. Va infine segnalato che vari studi svolti hanno dimostrato che l’emodialisi extracorporea domiciliare è significativamente meno costosa della dialisi effettuata in Ospedale e, sebbene in misura minore, risulta meno costosa della dialisi effettuata nei Cal.

(*) Giornalista pubblicista e socio Aidr (Associazione italian digital revolution)

Aggiornato il 29 aprile 2020 alle ore 13:11