Fra le varie forme di responsabilità alle quali, soprattutto in una situazione di emergenza, vengono chiamati i cittadini, quella che riguarda coloro che operano nelle comunicazioni di massa dovrebbe essere al primo posto. Diciamo “dovrebbe” perché spesso questa manca del tutto. L’altra sera, in uno dei talk-show più seguiti su un canale privato, la conduttrice, col suo fare da maestrina irritabile e un po’ saccente, ha fatto un’affermazione per la quale meriterebbe una sonora punizione, proprio perché è lei, in questo caso, la scolara che ha commesso un grave errore.

La suddetta, interloquendo con un ministro, ha creduto di sfondare una porta aperta sottolineando ironicamente come l’idea di effettuare un test di immunità su 150mila italiani sia risibile, dato che gli italiani sono 60 milioni. Lo stesso ministro, peraltro, non ha saputo obiettare alcunché su questo punto . Ora, che la scienza sia spesso contro-intuitiva è un dato di fatto, ma che la conduttrice di una trasmissione seguita da moltissime persone non avverta la necessità di informarsi per bene prima di emettere sentenze basate unicamente su un facile ed erroneo senso comune è decisamente disdicevole e, soprattutto, pericoloso per l’influenza che simili castronerie possono esercitare.

La signora in questione, come purtroppo la maggioranza degli italiani (ma la cosa vale anche all’estero), ignora del tutto che la rappresentatività di una campione non dipende affatto dal suo rapporto con l’ampiezza della popolazione ma dalla sua numerosità assoluta. Senza inoltrarci in questioni tecniche, sarà sufficiente citare la metafora di un professore di statistica di una università del Nord il quale, anni fa, per far capire ai suoi studenti di cosa si tratta, ricorse al seguente esempio. Se uno vuol fare una buona torta deve seguire la ricetta e quest’ultima indicherà le quantità assolute degli ingredienti (200 grammi di farina, 50 di zucchero, ecc.) e non certo la percentuale di farina o zucchero sul totale di questi ingredienti presenti nella madia. In definitiva, un campione, poniamo di 2mila persone, se ben scelto, genera la stessa rappresentatività sia che sia tratto da una città di 50mila abitanti sia che provenga da una nazione di 50 milioni di individui. Un campione di 150mila soggetti è dunque altamente rappresentativo.

Le nozioni di base della statistica dovrebbero entrare a far parte dell’alfabetismo obbligatorio poiché il saper “far di conto” non va più inteso solo come abilità aritmetica ma anche statistica e probabilistica. Soprattutto in un fase storica dominata, come correttamente si dice, da un’incertezza che, durante le emergenze, diventa particolarmente acuta, saper valutare correttamente le informazioni statistiche che ci arrivano da più parti è davvero strategico.

Al contrario, l’unico, si fa per dire, docente che gli italiani abbiano mai avuto in questa materia è stato Trilussa, citatissimo per la sua battuta “Se io mangio due polli e tu nessuno, statisticamente noi ne abbiamo mangiato uno per uno” senza aver intuito, o imparato, che una media non ha molto senso se non è accompagnata da una misura della sua variabilità. La battuta ha fatto sorridere intere generazioni, ma è purtroppo alla base del sonoro analfabetismo di cui troppa gente dà ancora oggi testimonianza.

Aggiornato il 05 maggio 2020 alle ore 13:43