Il governo conte: decreti, chiacchiere e fantasia

mercoledì 20 maggio 2020


Cosa sta accadendo al governo? Il popolo italiano, da qualche mese, assiste incredulo alla sceneggiata, messa in scena brillantemente (bisogna riconoscere che neanche l’eccellente Scarpetta sarebbe riuscito a tanto), da chi dovrebbe occuparsi dei reali problemi della collettività ed invece continua ad affannarsi nel ribadire ripartenze, riprese, rilanci e grandi manovre economiche, con la scusante che di più non si poteva fare, anzi, secondo chi ci governa, ne andrebbe anche apprezzato lo sforzo, posto in campo, nell’aver partorito tutto ciò in poco tempo. È bene ricordare loro che è passato qualche mese, a dire il vero, ma forse a Palazzo Chigi hanno una diversa misurazione del tempo, eppure la misurazione del tempo è stata la prima scienza esatta degli antichi, chissà questo potrebbe essere anche un utile indizio di come potrebbero andare le cose in futuro.

Infatti, se ci rifacciamo alla storia, il primo modo per misurare il tempo è stato individuare il giorno, cioè ad un periodo di luce seguiva sempre un periodo di buio, non vorremmo che questo sia sinonimo anche per l’attuale governo. Bene, noi diciamo, a lor signori, grazie, ma alla fine della fiera, scusate l’ardire, cosa è giunto ai cittadini e agli imprenditori piccoli, medi e grandi? Perché questi, ancora ad oggi, non hanno visto nulla, a dir il vero hanno ben motivo di agitarsi tanto nelle varie interviste e fanno bene a porsi sul piede di guerra, recriminando l’assenza del governo nell’essere concreto. Senza giri di parole possiamo asserire che a tutti questi non è giunto, nella vita reale, “un fico secco”. Eppure per chi ci governa, anziché restare chiusi nel palazzo o uscirne solo per farsi immortalare in qualche passerella, unicamente per un ritorno di immagine, bastava farsi un banale giro per le stradine adiacenti a Palazzo Chigi per rendersene conto.

Bastava alzare lo sguardo, anche se ci rendiamo conto che forse era rivolto verso il basso per cercare di evitare le buche di Roma, ma sarebbe davvero bastato, tanto poco, per notare le tante saracinesche chiuse, dove non necessitava una buona diottria per notare dei cartelli appesi con su scritto “noi non riapriamo altrimenti falliamo”. La verità è un’altra, ad aver inesorabilmente fallito è il governo Conte 2 portando questi imprenditori, soprattutto quelli piccoli, alla disperazione, forse con il risultato di non vedere più riaperte le loro attività, immaginate voi il loro dramma sia personale che familiare, essere trattati come degli ultimi, sì proprio così “ultimi”, perché come tali sono stati miseramente considerati.

Eppure si è sempre risaputo, fin dai banchi delle scuole superiori, dove ci hanno insegnato che la piccola e media impresa è stata da sempre il traino dell’economia italiana, parliamo di quei tanti, tantissimi imprenditori che si sono da sempre rimboccati le maniche e con sacrifici hanno portato avanti le loro attività, nonostante le eccessive tasse e i meandri burocratici, alcuni di essi hanno portato con successo all’estero il buon nome della nostra nazione. Guardando l’azione politica del governo di oggi si rimpiange la politica di ieri, di altri tempi che si considerava in malo modo, chiariamoci non erano dei chierichetti, ma almeno avevano un senso delle istituzioni, spina dorsale e sapevano dare una direzione anche al Paese. Oggi, purtroppo è triste dirlo, ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano, ma forse neanche quello, diciamo che perlomeno ne sentiamo solo il ronzio, lo stesso che ci fa percepire, questo governo, nelle orecchie ogni qualvolta sventola come una grande conquista in ogni, oramai stucchevole, conferenza stampa il varo di un nuovo decreto che viene presentato come una panacea per risolvere la situazione drammatica in cui speriamo di non sprofondare.

La differenza rispetto alla politica di un tempo, al quale sopra facevamo riferimento, è che quei governi del passato criticabili sì, certo, prima di comparire in una conferenza stampa per illustrare un decreto, lo discutevano attentamente, finanche con una dialettica aspra, si confrontavano, ne trovavano le risorse per darne seguito, lo approvavano e poi, in fine, solo allora lo annunciavano. Uno dei maggiori problemi, tra i tanti, di questo governo, è proprio questo, la metodologia, invece stiamo incomprensibilmente assistendo ad una sorta di sfrenata corsa solo per far notizia, renderla strabiliante, per poi inesorabilmente cozzare con la triste realtà, quella che le cose vanno dette unicamente quando sono fatte e non viceversa. Il bello è che poi al governo si stizziscono pure, quando si sollevano delle critiche, legittime, aggiungiamo noi, quando si pone in discussione la loro evidente incapacità, sotto gli occhi di tutti oramai, di comprendere le difficoltà oggettive di chi, davvero, opera nei vari settori lavorativi e ne conosce, meglio di qualunque altro, le necessità e le eventuali soluzioni. A tutto ciò manca quel qualcosa, quel “quid” in più, che un buon governante dovrebbe avere, la capacità di saper intravedere, avere la visione di un Paese per renderlo nuovamente vivo attraverso grandi opportunità e non elemosinare poche risorse, nella maggioranza dei casi mai arrivate, e rendere purtroppo il proprio Paese insicuro economicamente sia nel presente che nel futuro.


di Alessandro Cicero