Il Male che viene dal Forteto

Questa notte ho dormito poco e male.

Ieri sera, proprio mentre stavo andando a letto, Sergio Pietracito mi ha informato con un paio di messaggi whatsapp che a Cuneo Francesco Borgheresi aveva ucciso una donna, il cui nome era Mihaela Apostolides.

Dell’omicidio so poco, salvo il fatto che Borgheresi ha confessato. Non conosco la povera vittima, però ho conosciuto l’assassino, Francesco Borgheresi, l’autore di questo ennesimo, terribile femminicidio. Ho conosciuto Borgheresi perché come presidente della Commissione d’inchiesta sul Forteto del Consiglio regionale della Toscana, l’ho convocato come testimone nel 2012. Sua madre è Giovanna Leoncini, ex docente universitaria, fedelissima di Rodolfo Fiesoli, il “Profetadel Forteto, e decisa assertrice della teoria della “famiglia funzionale”. È lei che, secondo molti testimoni, coniò il nome della cooperativa/setta, il Forteto, cioè il luogo più intricato, nascosto, buio e difficilmente raggiungibile del bosco... a Fiesoli piacque. E così quello che abbiamo conosciuto tutti come il Forteto iniziò ad essere il Forteto.

Decisi di convocare Borgheresi poiché ero rimasto colpito da un racconto avvalorato da più testimonianze di un bambino, come tutti gli altri al Forteto, affidato non ai genitori naturali, ma ad una famiglia funzionale composta da Luciano Barbagli e Daniela Tardani, che poi sarà condannata in via definitiva a sei anni e quattro mesi di carcere, insieme al Fiesoli. Era il racconto di un bambino che veniva lasciato a dormire su un pianerottolo perché aveva fatto la pipì a letto. Fradicio di pipì, piangente, lasciato tutta la notte sul nudo e freddo pavimento di un pianerottolo. Con le persone della setta che prima dell’alba si alzavano per andare a lavorare al caseificio o a governare le bestie e che, vedendolo per terra zuppo del proprio piscio, gli passavano sopra senza muovere un dito. Come fosse la cosa più normale del mondo. Ed in effetti al Forteto non era una cosa poi così particolare. Lì, in effetti, per decenni sono accadute tante altre cose, ancor peggiori, come se fossero le più normali del mondo.

Francesco venne in commissione e ci raccontò come di fatto fosse stato rifiutato dalla madre in nome della teoria della famiglia funzionale e di come riuscì con non poche difficoltà a partire per il servizio militare proprio per fuggire dal Forteto. Lui c’era riuscito a scappare dal Forteto, dal luogo fisico, ma nessuno può mai fuggire dalla propria storia.

Quello che ha fatto, l’aver ucciso una persona, una donna, è orribile. L’inchiesta appena iniziata chiarirà ogni aspetto. E se, come pare evidente, Borgheresi è responsabile, è giusto che paghi fino in fondo. Ma come non pensare che quanto accaduto ieri a Cuneo abbia iniziato a prendere forma, ad essere plasmato, negli anni Settanta in Mugello, al Forteto?

Come non pensare che quando il Male è così forte, scientifico, assiduo continua, come una bomba atomica, a sprigionare altro male, altre radiazioni mortali, a distanza di anni e di chilometri da dove è esploso?

Come non pensare che tutti coloro che sono passati dal Forteto, vittime e carnefici, anche perché al Forteto spesso si era allo stesso tempo vittime e carnefici, abbiano bisogno di essere aiutati, specie coloro che sono cresciuti dentro quel mondo dove i valori più importanti erano completamente ribaltati?

Come non pensare che Mihaela niente c’entrava con quella maledetta setta, ma che ne è l’ennesima vittima?

Per questi pensieri stanotte ho dormito davvero poco e male.

(*) Stefano Mugnai, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati; capogruppo di Forza Italia nella Commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda Forteto

Aggiornato il 26 maggio 2020 alle ore 09:13